lunedì 30 novembre 2015

Metalli di base, per gli analisti tutto dipende dalla Cina

E' l’oro la commodity che ha segnato la migliore performance da inizio anno in un periodo caratterizzato da un’estrema debolezza del settore delle materie prime. Una debolezza in gran parte dovuta alla politica della Federal Reserve.

La domanda che circola tra gli analisti del settore è se la Banca centrale americana sospenderà o meno i rialzi dei tassi per l’intero 2016, anno elettorale, dato che il quadro globale è ancora fragile. "Restiamo convinti che per l’oro un potenziale upside rimanga estremamente limitato per i prossimi anni, continuando a scambiare in un range ristretto tra i 1.050 e i 1.350 dollari l’oncia - il parere di Nevine Pollini, Senior Analyst Commodities di Union Bancaire Privée (UBP) - a patto che, ovviamente, le crisi politiche in atto in tutto il mondo non peggiorino".

Via via che il mercato si è convinto del primo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, collocandolo il 16 dicembre, il rafforzamento del dollaro ha avuto un impatto importante sull’oro, spingendolo ai minimi quinquennali, pari a 1.064 dollari l’oncia. Il metallo giallo ha poi registrato un breve rimbalzo il 16 novembre, salendo fino a 1.097 dollari l’oncia, grazie alla fuga verso i beni rifugio legata agli attacchi terroristici di Parigi. Tuttavia, poiché questi eventi non sono stati percepiti come segnale di un accresciuto rischio geopolitico mondiale, le quotazioni hanno rapidamente perso smalto. "Restiamo quindi cauti sull’oro, anche se riteniamo che un rialzo di 25 punti base da parte della Fed sia stato ormai incluso nei prezzi”, dice Pollini.

Le prospettive dell’economia cinese sono l’elemento chiave per la performance dei metalli base. Ma finora il taglio dei tassi e i numerosi progetti infrastrutturali annunciati da Pechino, insieme ai tagli alla produzione, sembrano non aver avuto alcun effetto. Secondo Ubp bisognerà attendere ulteriori stimoli da parte della PBoC per assistere a qualche impatto sui metalli di base. "In ogni caso, lo spostamento di Pechino da un’economia trainata dalle esportazioni e dalla spesa in asset fissi a una guidata dai consumi continuerà a costituire un grosso problema per il settore dei metalli base”, conclude Pollini.

(fonte Finanza.com)

giovedì 26 novembre 2015

Perchè il prezzo dell'oro continua a salire?

Quali sono i motivi che stanno portando il prezzo dell'oro a salire in questi ultimi giorni? 
Il prezzo dell'oro è determinato dagli scambi sui mercati mondiali delle materie prime e risente di molteplici fattori macroeconomici.

Il peggioramento dell'economia: durante le fasi di recessione e peggioramento dell'economia, si ha un improvviso abbassamento della propensione al rischio da parte degli investitori che prediligono gli investimenti in un bene rifugio come l'oro ed anche l'argento.

Oro bene rifugio che non genera reddito: lasciare allocati i propri asset in oro non genera alcun tipo di reddito derivante da interessi e cedole. Quando l'economia soffre gli investitori sono propensi a investire in oro per proteggere i loro capitali anche a costo di non ricevere nulla in cambio. Ma quando l'economia comincia a crescere, la propensione al rischio negli investimenti sale, quindi molti asset in oro vengono liquidati per finire nei mercati azionari e obbligazionari.

L'inflazione alimenta gli acquisti: l'innalzamento dell'inflazione spinge gli investitori a comprare oro in modo tale da limitare gli effetti deleteri di perdita di valore da parte della moneta.

I prezzi di estrazione dell'oro: viene stimato che sotto i 1.100 dollari, l'estrazione dell'oro inizia a diventare poco o nulla remunerativa, per cui nessuna compagnia produrrebbe sotto-costo. Questo non significa che, come già visto per il petrolio, le quotazioni non possano scendere momentaneamente anche al di sotto del prezzo minimo necessario per coprire i costi. Si parla però già di un possibile "floor" sui 1.050 dollari, magari seguito da un rimbalzo sopra i 1.100 dollari.

(fonte marketmovers.it)

lunedì 23 novembre 2015

Quotazioni oro, cosa accadrà con il rialzo tassi Fed...

Stando a quanto affermano i dati della ultime settimane, gli investitori di tutto il mondo sono oramai concordi nel giudicare sempre più probabile un aumento dei tassi di interesse di riferimento da parte della Federal Reserve nel corso dell’ultima sessione dell’anno, a metà dicembre.

Un appuntamento – quello del rialzo dei tassi di interesse Fed – che manca dal 2006 e che è stato più volte indicato come “vicino” nel corso degli ultimi mesi, salvo poi essere rinviato per prudenza. 
Considerato che invece ora il rialzo dei tassi Fed sembra essere cosa fatta (o quasi!) è lecito immaginare quelle che potrebbero essere le intuizioni di una buona parte degli investitori, pronti a ridurre, di conseguenza, la propria esposizione sull’oro. Dunque, in queste settimane la relazione tra l’oro e le aspettative di un incremento deitassi Fed andranno a farsi sempre più forti.

La Federal Reserve avrà almeno un’ultima occasione pubblica, con il suo numero 1 Janet Yellen, per cercare di accomodare e preparare il mercati verso la decisione di dicembre. Se durante tale avvenimento pubblico non verranno attutiti gli effetti delle aspettative, è probabile che il comportamento degli investitori possa farsi sempre più concreto.

Inoltre nel corso dello stesso mese di dicembre la Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi potrebbe dar corso a un nuovo allargamento della propria strategia di quantitative easing. Contemporaneamente, la Bank of England dovrebbe confermare la propria strategia attendista, avvicinandosi comunque alla possibilità di un primo rialzo dei tassi di interesse nei primi due mesi del 2016. Sia Fed che BoE dovrebbero ad ogni modo avviare la nuova stagione del rialzo dei tassi in modo molto graduale, al fine di accontentare le aspettative dei mercati e non dar seguito a inutili e pregiudizievoli accelerazioni.


mercoledì 18 novembre 2015

Quotazioni oro in calo ma aumenta la richiesta di oro fisico...

Saxo Bank spiega che le quotazioni dell’oro sono tornate sui minimi di inizio del terzo trimestre 2015 a causa dell’incertezza legata agli effetti di un aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel meeting di dicembre.

Ma, come evidenziato dall’ultima pubblicazione del World Gold Council (WGC) nel corso della scorsa settimana, la discesa delle quotazioni dell’oro nell’ultimo trimestre (luglio-settembre) ha portato ad un aumento delle richieste di acquisto fisico, cosa che potrebbe indurre a pensare ad un sostegno del prezzo nel tempo, anche se da solo non è forse sufficiente.

Nel rapporto del WGC troviamo diverse importanti indicazioni. La domanda di oro nell’ultimo trimestre è salita dell’8% y/y (raggiungendo il picco a due anni di 1,120.9 tonnellate) - spiega Saxo Bank -. Il deflusso dagli ETF hanno contribuito alla riduzione dei prezzi nel mese di luglio, che ha premiato di conseguenza la domanda. Successivamente, una svolta positiva degli investitori istituzionali ha portato nuovi modesti afflussi verso gli ETF tra agosto e settembre portando nuovamente le quotazioni salire. Sempre nel rapporto del WGC si legge che le banche centrali hanno acquistato oro per 175 tonnellate, riconoscendo quindi i benefici della diversificazione. Ed infine dopo un lungo periodo di crescita, l’offerta di oro dalle miniere è calata dell’1% nel terzo quarto.

Dopo il meeting del 28 ottobre del FOMC, che ha aumentato le possibilità di un rialzo dei tassi in dicembre, vi sono state vendite importanti sul mercato - spiega Saxo Bank -. Il via libera all’aumento dei tassi (per la prima volta da giugno 2006) è stata inoltre sostenuta dagli ottimi dati sul mondo del lavoro statunitense del 6 novembre. Quindi il possibile rialzo dell’oro ha avuto e avrà vita difficile nel corso degli ultimi giorni.

Sul fronte della domanda di oro fisico invece la domanda nel corso del trimestre appena iniziato è per il momento debole - spiega Saxo Bank -. Non da ultimo inoltre la richiesta non eccezionale da parte dell’India che sta attraversando il suo periodo di picco di domanda essendo vicini al Diwali (è una delle più importanti feste indiane che si festeggia solitamente nel mese di ottobre o novembre, simboleggia la vittoria del bene sul male ed è anche chiamata “festa delle luci”). Il WGC si aspetta ancora la crescita della domanda cinese per un totale di 900-1,000 tonnellate, ma a causa di quanto indicato sopra ha declassato le sue aspettative per la domanda indiana di 50 tonnellate, portando quindi la domanda totale tra le 850-950 tonnellate.

lunedì 16 novembre 2015

L’oro schizza di 10 dollari, sale la richiesta di investimenti rifugio...

Il prezzo dell’oro subisce un’impennata questo lunedì alla riapertura dei mercati dopo la serie di attacchi kamikaze e sparatorie avvenuti a Parigi venerdì sera che hanno causato la morte di oltre 130 persone.

Nel corso della giornata, i leader politici discuteranno di come aumentare la lotta al terrorismo ed affrontare la crisi dei migranti in occasione del summit annuale del Gruppo di 20 nazioni (G20) in Turchia. La notizia ha ridotto l’appeal degli investimenti più rischiosi, come titoli e valute ad alto rendimento, facendo preferire agli investitori gli investimenti rifugio tradizionali come il dollaro e l’oro.

Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna a dicembre subisce un’impennata di 11,00 dollari, o dell’1,02%, a 1.091,90 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata europea. Il prezzo è precedentemente crollato a 1.097,40 dollari, il minimo dal 6 novembre.

Tuttavia i guadagni restano limitati dal momento che gli investitori si preparano ad un possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve il mese prossimo. Questa settimana, gli investitori attendono i verbali dell’ultimo vertice di politica monetaria della Fed, previsti per mercoledì, per avere maggiori indicazioni su un eventuale aumento dei tassi a dicembre.

I traders attendono inoltre gli importanti dati statunitensi sull’inflazione, le concessioni edilizie e l’attività del settore manifatturiero per avere ulteriori informazioni sulla forza dell’economia.

giovedì 12 novembre 2015

Oro: +8% per la domanda del terzo trimestre, bene le richieste in arrivo dall’Asia

La caduta dei prezzi ai minimi da oltre cinque anni ha permesso alla domanda di oro di crescere dell’8% nel terzo trimestre.



È quanto si legge nel Gold Demand Trends, il report sull’andamento del mercato del metallo giallo elaborato dal World Gold Council. Tra luglio e settembre le richieste del metallo giallo si sono attestate a 1.120,9 tonnellate, in rialzo rispetto alle 1.041,9 tonnellate di un anno prima.

La domanda in arrivo dall’industria dei gioielli, pari al 60% del totale, ha messo a segno un incremento del 6% a 631,9 tonnellate, il livello maggiore dal 2008. +27% invece per la domanda da investimento, salita a 229,7 tonnellate, e +33% per le richieste di lingotti e monete a 295,7 tonnellate. In particolare evidenza i dati relativi Cina e India, i primi due consumatori mondiali di questo metallo, saliti del 70 e del 6 per cento.

Per l’intero 2015 il WGC ha confermato la stima sulla domanda a 4.200-4.300 tonnellate (900-1000 tonnellate per la Cina, 850-950 per l’India). Al momento un’oncia d’oro con consegna gennaio 2016 passa di mano a 1.086,2 dollari, lo 0,1% in più rispetto al dato precedente.

martedì 10 novembre 2015

Oro sotto pressione in vista di un aumento dei tassi USA

Il prezzo dell'oro resta sotto pressione questo martedì, mentre gli investitori si preparano ad un possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve il mese prossimo.


Venerdì, il prezzo dell’oro è crollato al minimo di tre mesi di 1.084,50 dollari, dopo i dati che hanno mostrato che l’economia USA ha creato più posti di lavoro del previsto ad ottobre, dati che hanno alimentato le aspettative di un aumento dei tassi il mese prossimo.

La possibilità di un aumento dei tassi di interesse a dicembre da parte della Fed è salita al 70%, secondo il CME Group.

Gli investitori attendono ora i dati statunitensi previsti nel corso della settimana per avere maggiori informazioni sulla forza dell’economia e sull’eventualità di un aumento dei tassi di interesse a breve termine. Gli Stati Uniti rilasceranno i dati sulle vendite al dettaglio, i prezzi alla produzione ed il sentimento dei consumatori venerdì.

La scorsa settimana la Presidente della Fed Janet Yellen ha dichiarato che un aumento dei tassi a dicembre sarà "molto probabile" se motivato dai prossimi dati economici.

Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse pesano sull’oro, poiché il metallo prezioso fatica a tenere il passo con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi sono alti.

venerdì 6 novembre 2015

L'oro è ancora un bene rifugio...

La fortuna dell’oro nel corso dei secoli è dovuta certamente al suo valore intrinseco e non tanto a speculazioni legate a strumenti finanziari. Questo suo valore è destinato a salire.


Concretamente, vengono estratte ogni anno 2.500 tonnellate di oro, ma questo non basta a soddisfare nemmeno un quarto della domanda di questo metallo prezioso sul mercato. Se consideriamo poi che sono state stimate ancora 50.000 tonnellate di oro restanti sul pianeta, dobbiamo renderci conto che la sua estrazione proseguirà solamente per i prossimi 20 anni. Quest’ultima è poi estremamente costosa: basti pensare che da 1 t di roccia si riescono a ricavare mediamente soltanto 2 grammi di oro.

Questi dati, escludendo l’ipotesi della scoperta di un nuovo filone, presagiscono a medio termine una drastica riduzione dell’offerta di questo metallo e ne potrebbero influenzare il prezzo, incrementandolo considerevolmente.

È principalmente per questo motivo che, negli ultimi due anni, non solo le Nazioni hanno incrementato le loro riserve auree, ma anche i privati hanno iniziato a diversificare il loro patrimonio con l’acquisto di oro e metalli preziosi. Il vantaggio dell’oro come bene fisico di possesso, nasce dalle sue caratteristiche di: disponibilità, flessibilità e negoziabilità a livello globale. L’oro è infatti un bene mobile che ogni persona conosce in tutto il mondo e che non ha discriminanti politiche, religiose o linguistiche.

lunedì 2 novembre 2015

Oro, tutto quello che dovete sapere sulla pepita più grande al mondo!

Se pensate che le pepite d’oro siano ascrivibili ai soli fumetti o ai film della grande corsa al West, vi sbagliate di grosso. In tutto il mondo sono tantissimi gli appassionati cercatori di pepite d’oro, in grado di setacciare attentamente il territorio alla ricerca di un pezzo da collezionare o da rivendere. Ma quale è la pepita più grande mai trovata?


Per cercare di rispondere a questa domanda iniziamo con il ricordare che con il nome di “pepita” intendiamo un pezzo di oro di genesi naturale: il fatto che moltissimi cercatori si concentrino sulle rive dei fiumi non è affatto casuale, visto e considerato che le pepite si concentrano proprio nei corsi di acqua, sebbene non si possa certamente escludere di trovare un buon bottino anche nei depositi residuali, o nei filoni auriferi che si ritiene essere esauriti.

Così come altri oggetti in oro, anche le pepite sono inoltre classificate sulla base della loro purezza. E sebbene la loro purezza non raggiunga mai i 24 carati, è comunque possibile godere di pepite particolarmente importanti sotto il profilo della purezza, con oscillazione tra i 20 e i 22 carati (cioè, tra l’83 e il 92 per cento di oro). La purezza 850 di una pepita indicherà dunque la presenza di 850 parti di oro su 1.000 parti complessive. Le altre parti “non oro” possono essere costituite da argento o rame, o altri minerali.

Ma quale è la pepita più grande mai scoperta al mondo? Giunti a questo stadio della nostra illustrazione, possiamo ben ricordare come la pepita più grande del mondo sia riconducibile alla ribattezzata Welcome Stranger, rinvenuta nel 1869 a Moliagul, in Australia, dai ricercatori John Deason e Richard Oates. La pepita pesava 78,38 chili, e restituì un netto di oro di 71,04 chili. Se tuttavia per pepita intendiamo quella ancora integra, la più grande è la pepita Canaa, scoperta in Brasile più recentemente (il 13 settembre 1983) e dal peso di 60,82 chili.

Ultima curiosità: la pepita Canaa è ancora “esistente”, ma non è visibile, visto e considerato che il Museo dei valori del Banco Central do Brasil, a Brasilia, la acquistò il 20 dicembre 1984 e non è fruibile dal pubblico. Di contro, la più grande pepita visibile al pubblico è la Hand of Faith, trovata nel 1980 nei pressi di Weederburn, in Australia, e oggi esposta nell’hotel The Nugget di Las Vegas.