giovedì 30 aprile 2015

La febbre dell’oro in Cina, segnale di una crisi finanziaria mondiale?

In Cina sembra proprio che sia scoppiata la febbre dell’oro. Si sa che l’oro è uno dei metalli più rari, e dunque preziosi, esistenti al mondo.


Secondo i dati del World Gold Council, il Consiglio Mondiale dell’Oro, durante tutto il corso della storia umana ne sono state estratte soltanto 165.000 tonnellate; per avere un’idea abbastanza precisa di quanto sia esigua la quantità finora estratta, basta dire che tutto l’oro del mondo entrerebbe in una stanza cubica di venti metri per lato. È dunque la scarsità a rendere l’oro un bene tanto prezioso. 

Negli ultimi anni, la Cina sta sperimentando una veloce e iperbolica crescita economica, tanto che nel 2011 è diventata la seconda economia del mondo ed entro pochi anni diventerà la prima assoluta, sorpassando gli Stati Uniti. Ovviamente, la crescita economica della Cina si riflette anche nel consumo di metalli preziosi. Sempre secondo il citato World Gold Concil, nel corso del 2010 la domanda di oro in Cina è stata di 579,5 tonnellate, più del doppio rispetto a quella statunitense, arrivata a 233,3 tonnellate. Secondo quanto riportato da Forbes, il 25% della produzione mondiale finisce in Cina. 

Dal 2007, anno in cui ha superato il Sudafrica, il paese è il principale produttore mondiale di oro e nel corso dell’ultimo anno ha registrato una produzione record di 340 tonnellate. Nonostante tale primato, l’enorme domanda interna nel 2010 ha fatto crescere le importazioni di ben cinque volte rispetto al 2009. Nel corso del primo mese del 2011, la corsa all’oro ha avuto una ulteriore forte impennata, se si considera che la Banca Industriale e Commericale della Cina ha venduto circa 7 tonnellate di oro fisico, contro le 15 tonnellate dell’intero 2010.

La passione del gigante cinese sta diventando una vera e propria febbre, ma è legittimo domandarsi il motivo di questa tesaurizzazione spasmodica, di questa domanda sempre crescente. Non è facile dare una risposta, ma si possono avanzare alcune ipotesi.

Innanzitutto, il governo potrebbe usare questa carta per tutelare i propri investimenti internazionali, diversificando gli eccessivi stock monetari generati dalle esportazioni. Del resto, il principale investimento era rappresentato dai dollari cartacei e dai titoli del debito pubblico degli Stati Uniti: la Cina detiene la più grande riserva mondiale di dollari, più di 2.800 miliardi, oltre ad essere il paese che possiede la quota piu alta del debito pubblico statunitense.

Non mancano altre ipotesi, anche inquietanti. La Cina potrebbe voler imporre al resto mondo come moneta di riserva mondiale il Yuan, la sua moneta, in sostituzione o in parallelo al moribondo dollaro. A tal fine è necessario che (oltre alla forza propulsiva della sua economia) sia rinsaldata, garantita e protetta anche da una consistente copertura aurea. Se la Cina ha deciso di accelerare l’incremento delle proprie riserve in oro, come passaggio necessario per internazionalizzare il yuan, possiamo ben aspettarci un considerevole balzo verso l’alto del prezzo di questa commodity. Secondo varie fonti stiamo andando a ritmo sostenuto verso questo scenario.

L’ultima ipotesi, la più inquietante, e per questo lasciata per ultimo, è che la febbere dell’oro di Pechino sia dettata dalla certezza che siamo alla vigilia di un altro terremoto finanziario mondiale, e corre ai ripari per tutelarsi da questo possibile e imminente "tracollo finanziario".

martedì 28 aprile 2015

Il mondo fugge dal dollaro e la Russia fa incetta di oro. Ecco chi e perchè compra lingotti

Nel 2014 le banche centrali hanno acquistato la seconda maggiore quantità di oro in 50 anni dopo il 2012. I maggiori acquisti si sono avuti in Russia. Diverse economie stanno cercando sempre più di sostituire il dollaro con i lingotti.

Gli ultimi dati pubblicati dal World Gold Council confermano la tendenza in atto da qualche anno: le banche centrali del pianeta stanno continuando a comprare oro. Nel 2014, gli acquisti netti sono stati pari a 477 tonnellate, in crescita del 17% sulle 409 tonnellate acquistate nel 2013. Si tratta del secondo dato più alto degli ultimi 50 anni dopo le 544 tonnellate del 2012.
Dunque, in appena tre anni, le banche centrali nel mondo hanno comprato oltre 1.900 tonnellate di lingotti. Ma è la geografia degli acquisti a dare l'idea di un cambiamento epocale in corso. La Banca di Russia ha comprato lo scorso anno 173 tonnellate, il 36% del totale netto delle banche centrali. Nel solo mese di dicembre, l'istituto ha aggiunto alle sue riserve altre 20,73 tonnellate.

Eppure, è stato un anno da dimenticare per Mosca: il rublo ha perso il 46% sul mercato valutario, l'inflazione è esplosa all'11,4% a dicembre ed è salita in gennaio oltre il 15%, le quotazioni del greggio si sono dimezzate in appena un semestre, la banca centrale è dovuta intervenire vendendo riserve valutarie per complessivi 88 miliardi di dollari. Ma mentre vendeva dollari ed euro, l'istituto acquistava oro.

Il caso russo conferma che diverse grandi economie del pianeta stanno facendo incetta di oro per slegarsi dal dominio del dollaro e per legare la forza delle loro valute all'asset pesante. La Russia dispone ormai di 1.208,3 tonnellate di oro, al sesto posto nel mondo per dimensioni, pari al 10% delle sue riserve valutarie.

Nessun dato viene ancora rilasciato dalla People's Bank of China. Le ultime statistiche ufficiali di Pechino risalgono al 2009, quando disponeva di poco più di 1.000 tonnellate di oro. Al momento, però, si stima che possa detenere tra le 3.000 e le 6.000 tonnellate, ponendosi probabilmente al secondo posto nel mondo dopo la Federal Reserve. Se, poi, facessimo riferimento ai dati reali e non solo a quelli sulla carta, è probabile che la Cina sia già oggi il paese con le maggiori riserve di oro al mondo.

giovedì 23 aprile 2015

Diversificazione del portafoglio: come investire sull’oro nel 2015

Per quanto riguarda le quotazioni dell’oro, il 2015 si è aperto all’insegna di un’estrema variabilità, che va da minimi storici a spiccati rimbalzi del prezzo.


Inoltre, da circa otto mesi a questa parte, con la riforma del fixing dell’oro sono cambiate le modalità di fissazione del prezzo del metallo giallo. Per la verità, la procedura è ancora in fase di assestamento, ovvero di discussione di proposte migliorative sul fronte della trasparenza delle quotazioni. Probabilmente in futuro il fixing sarà determinato non più da un ristretto gruppo di operatori (non sempre guidati da principi di equità e obiettività) ma da un organismo garante esterno, come la Borsa di Londra.

Ha senso investire in oro nel 2015? Assolutamente sì, soprattutto dopo le mosse della BCE: l’immissione di liquidità sul mercato porta le quotazioni dell’oro a crescere. Lo stesso stanno facendo e faranno le attuali gravissimi crisi politiche nel Medio Oriente, in Libia e in Ucraina: tutti fattori rialzisti per l’oro.

In un’ottica di diversificazione del patrimonio, una parte dei propri investimenti può benissimo essere riservata all’oro.

Il denaro investito nell'acquisto di oro sottoforma di lingotti e monete, mantiene inalterato nel tempo il suo potere di acquisto. Inoltre nei momenti di incertezza dei mercati finanziari internazionali, come le crisi economiche, la richiesta da parte degli investitori di materie prime come l'oro, da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza, aumenta in maniera esponenziale determinandone il notevole incremento di valore.


Investire in oro non intacca in nessun caso la disponibilità di contanti, in quanto puoi rivenderlo in qualsiasi momento alla quotazione di borsa della giornata.

venerdì 17 aprile 2015

Oro, quotazioni triple tra 15 anni. Previsto un boom della domanda in Asia

Le quotazioni dell'oro sono viste finanche a triplicare da ANZ, uno dei maggiori commercianti del metallo al mondo. La ragione del boom è l'impennata della domanda asiatica.


La domanda d'oro in Asia è destinata a raddoppiare entro il 2030 forzando al rialzo le quotazioni del prezioso metallo. E' questo il sintetico parere espresso dall'Australia and New Zeland Banking Group, (ANZ) sottoscritto dagli analisti Warren Hogan e Victor Thianpiriya. 
Alla base del raddoppio della domanda asiatica ci sarebbero diversi fattori: l'incremento di benessere della popolazione, che la spingerà ad aumentare gli acquisti di oro per un fattore tipicamente culturale; giocherà un ruolo importante anche il progressivo invecchiamento della popolazione, perché i più anziani tendono a investire in assets solidi; infine, le banche centrali, con la Cina, in particolare, ad ambire ad assegnare allo yuan un ruolo di valuta internazionale, potenzialmente concorrente al dollaro.

La domanda da parte degli investitori retail e istituzionali arriverà a quasi 5.000 tonnellate l'anno entro il 2030, dalle attuali 2.500 tonnellate. Per questo motivo i prezzi dell'oro potranno salire oltre i 2.000 dollari l'oncia entro il 2025, per arrivare 2400 dollari entro il 2030, fa rilevare il gruppo bancario australiano che ha fornito lo scorso anno oltre il 20% delle importazioni d'oro della Cina. 

Secondo il World Gold Council, la domanda dei più grossi acquirenti mondiali, India e Cina, sarà per un totale di 900/1000 tonnellate annue e, a questo, si dovranno aggiungere almeno 400 tonnellate di acquisti operati dalle banche centrali. 

”La robustezza del nostro scenario di aumento della domanda di oro fisico, poggia sull'aumento dei redditi previsto per i lavoratori asiatici”, ha detto Warren Hogan, analista prezzo ANZ. “ L'oro sta per avere nuovamente quel ruolo di investimento perso negli anni passati”. I prezzi aumenteranno fino al 2030 sulla crescita della ricchezza in Asia e per l'aumento degli investimenti da parte dei gestori di denaro. “Se il passaggio della Cina verso un'economia più aperta continua anche in presenza dell'attuale l'instabilità finanziaria globale, il prezzo può tranquillamente arrivare anche a 3000 dollari l'oncia nei prossimi anni”, ha detto ancora Warren.

venerdì 10 aprile 2015

Oro, al via le negoziazioni del WGC con la borsa di Londra

Il 2015 potrebbe essere un anno da ricordare per l’oro. Non tanto perché le sue quotazioni stanno continuando a oscillare vistosamente tra minimi storici e rimbalzi vigorosi, quanto perché a cambiare è il modo con cui avviene il fixing, la fissazione del prezzo del metallo prezioso.

Di fatti, come i più attenti avranno già notato, al “vecchio” sistema di fissazione del prezzo dell’oro basato su una conference call tra alcuni merchant di principale riferimento, è stata sostituita una nuova procedura telematica, apparentemente più trasparente, basata sulle negoziazioni di un gruppo più aperto di operatori che, tuttavia, è ancora troppo ristretto per potersi definire pienamente privo di interrogativi e dubbi sull’affidabilità e sull’attendibilità.

Qualcosa sta comunque cambiando. Negli ultimi giorni, infatti, il World Gold Council, un gruppo di 19 società estrattive d’oro (le più importanti al mondo), ha avviato i colloqui con cinque banche di riferimento per poter avviare le iniziali negoziazioni sulla possibilità di compiere un ulteriore passo in avanti sulla trasparenza delle quotazioni dell’oro, fino ad arrivare al punto di farle sovraordinare da un organismo garante come la Borsa di Londra.

Ad ogni modo, niente è ancora detto. Molte banche sono infatti piuttosto riluttanti a supportare l’iniziativa, e gli aspetti di aleatorietà sono ben presenti. Non ci rimane dunque che attendere potenziali sviluppi, i cui primi passi potrebbero realmente essere concretizzati nel corso dei prossimi mesi.

Quel che sembra certo è che, almeno formalmente, ci si sta opportunamente allontanando alle pratiche secolari che prevedevano una ristretta e segreta conference call per le quotazioni dell’oro.

Un sistema più trasparente, che possa garantire delle indagini e dei controlli più adeguati, non potrà che esser giudicato ancora più salutare per il futuro dell’oro e, naturalmente, per tutti i suoi investitori che confidano nelle procedure di correttezza della fissazione del suo valore.

mercoledì 8 aprile 2015

Utilizzi dell’oro: il metallo giallo adempie a diverse funzioni

Gli utilizzi dell’oro sono molteplici e trovano campo nella monetizzazione, negli investimenti e nei consumi.

Sono vari gli utilizzi dell’oro, proprio per le sue caratteristiche.
L’oro viene usato da molti Stati come riserva monetaria: grosse quantità sono conservate nelle banche centrali come copertura delle monete e banconote circolanti. I lingotti conservati possono servire anche come garanzia, in caso di grave necessità di uno Stato, per chiedere prestiti ad altri Stati.

Una funzione dell’oro è, dunque, la sua immediata possibilità di monetizzazione: basta recarsi in banca o, meglio ancora, presso i negozi compro oro e banco metalli preziosi, per ottenere facilmente il controvalore del bene prezioso che si vuole vendere. Il prezzo, aggiornato in tempo reale attraverso il collegamento con i mercati internazionali, garantisce in pochi minuti il buon esito dell’operazione.

Una seconda funzionalità dell’oro è la possibilità di investire i risparmi. Esistono due modi di utilizzi dell’oro come investimento: l’oro fisico e l’oro finanziario.

L’oro fisico consiste nel comprare monete, lingotti, placche, gioielli e quant’altro. Per la conservazione ci sono due possibilità: darli in custodia alla banca in speciali cassette di sicurezza (tenendo presente che possono essere ritirati in qualsiasi momento) o custodirli personalmente se si dispone di posti adeguati ed opportunamente protetti per evitare eventuali furti.

Fanno parte dell’oro finanziario tutti gli strumenti di investimento, come azioni, Etc, fondi comuni di investimento,ecc.

Altri utilizzi dell’oro sono presenti nel campo dei consumi.
L’oro è usato in campo industriale (componenti elettronici, rivestimenti elettrici, ecc.), medico (otturazione dentaria, radioterapia, ecc.) e chimico.

In campo artistico la lavorazione dell’oro prevede la frequentazione di una vera e propria scuola: per realizzare gioielli e monili preziosi i maestri orafi italiani sono veri creatori che non hanno nulla da invidiare agli artisti esteri. Il settore della gioielleria italiana è tra i migliori al mondo. L’80% dell’oro estratto annualmente, viene assorbito dall’ industria orafa.

Inoltre, la richiesta di materia prima negli ultimi anni si è sviluppata soprattutto da parte dei Paesi emergenti come Cina, India e Indonesia, i quali rappresentano le aree di maggior consumo.

venerdì 3 aprile 2015

Corsa all’oro... è l’Africa la nuova frontiera

È il Continente africano, infatti, la nuova frontiera di cercatori d’oro più o meno legalizzati, pronti a qualsiasi cosa per potersi accaparrare un pezzo di notorietà all’interno delle miniere dove, a dispetto di una quotazione del lingotto non particolarmente soddisfacente, non si arrestano i lavori per cercare di estrarre tutto l’estraibile.


Di fatti, nonostante il prezzo dell’oro nel corso degli ultimi mesi si sia ribassato, la ricerca di nuove miniere di oro in Africa non sembra conoscere battute d’arresto. Sia le grandi che le piccole aziende aurifere internazionali (cinesi in primis) stanno infatti lanciando imponenti progetti di esplorazione e di produzione del prezioso metallo, convinte che all’interno delle vaste aree “trascurate” africane, vi sia l’Eldorado.

La corsa all’oro non sembra inoltre conoscere confini, né timori. Oltre ai primi Paesi africani per importanza sul fronte dell’oro (come il Sudafrica, il Ghana, il Mali), la corsa sembra essere indirizzata piuttosto speditamente anche a zone più promettenti, ma fino a poco tempo fa poco sfruttate, come ad esempio la Costa d’Avorio, la Tanzania, lo Zimbabwe. Insomma, nessun confine nazionale sembra poter costituire un ostacolo di esplorazione per le aziende aurifere più aggressive di mezzo mondo, pronte a spartirsi l’Africa in una sorta di neo-colonizzazione che basa tutta la propria attenzione sulla ricerca di oro.

Il presente è di grande incoraggiamento per le società di estrazione. I primi campioni realizzati in alcuni progetti in Costa d’Avorio e in altre zone di nuova esplorazione hanno infatti fornito risultati piuttosto positivi, fornendo lo spunto e lo slancio per una nuova stagione di produzione. Il tutto, il un contesto non certo restio alle esplorazioni straniere: alcuni governi (come quello ivoriano) si sono infatti affrettati ad approvare leggi particolarmente favorevoli all’industria mineraria.

E così, sulle prospettive che sopra abbiamo appena avuto modo di ricordare, diverse aziende stanno spostando i propri obiettivi proprio sulle nuove zone promettenti aurifere, non curandosi delle instabilità politiche e sociali che molte zone africane stanno vivendo proprio in questi momenti.