Negli ultimi anni, la Cina sta sperimentando una veloce e iperbolica crescita economica, tanto che nel 2011 è diventata la seconda economia del mondo ed entro pochi anni diventerà la prima assoluta, sorpassando gli Stati Uniti. Ovviamente, la crescita economica della Cina si riflette anche nel consumo di metalli preziosi. Sempre secondo il citato World Gold Concil, nel corso del 2010 la domanda di oro in Cina è stata di 579,5 tonnellate, più del doppio rispetto a quella statunitense, arrivata a 233,3 tonnellate. Secondo quanto riportato da Forbes, il 25% della produzione mondiale finisce in Cina.
Dal 2007, anno in cui ha superato il Sudafrica, il paese è il principale produttore mondiale di oro e nel corso dell’ultimo anno ha registrato una produzione record di 340 tonnellate. Nonostante tale primato, l’enorme domanda interna nel 2010 ha fatto crescere le importazioni di ben cinque volte rispetto al 2009. Nel corso del primo mese del 2011, la corsa all’oro ha avuto una ulteriore forte impennata, se si considera che la Banca Industriale e Commericale della Cina ha venduto circa 7 tonnellate di oro fisico, contro le 15 tonnellate dell’intero 2010.
La passione del gigante cinese sta diventando una vera e propria febbre, ma è legittimo domandarsi il motivo di questa tesaurizzazione spasmodica, di questa domanda sempre crescente. Non è facile dare una risposta, ma si possono avanzare alcune ipotesi.
Innanzitutto, il governo potrebbe usare questa carta per tutelare i propri investimenti internazionali, diversificando gli eccessivi stock monetari generati dalle esportazioni. Del resto, il principale investimento era rappresentato dai dollari cartacei e dai titoli del debito pubblico degli Stati Uniti: la Cina detiene la più grande riserva mondiale di dollari, più di 2.800 miliardi, oltre ad essere il paese che possiede la quota piu alta del debito pubblico statunitense.
Non mancano altre ipotesi, anche inquietanti. La Cina potrebbe voler imporre al resto mondo come moneta di riserva mondiale il Yuan, la sua moneta, in sostituzione o in parallelo al moribondo dollaro. A tal fine è necessario che (oltre alla forza propulsiva della sua economia) sia rinsaldata, garantita e protetta anche da una consistente copertura aurea. Se la Cina ha deciso di accelerare l’incremento delle proprie riserve in oro, come passaggio necessario per internazionalizzare il yuan, possiamo ben aspettarci un considerevole balzo verso l’alto del prezzo di questa commodity. Secondo varie fonti stiamo andando a ritmo sostenuto verso questo scenario.
L’ultima ipotesi, la più inquietante, e per questo lasciata per ultimo, è che la febbere dell’oro di Pechino sia dettata dalla certezza che siamo alla vigilia di un altro terremoto finanziario mondiale, e corre ai ripari per tutelarsi da questo possibile e imminente "tracollo finanziario".