giovedì 29 ottobre 2015

Il prezzo pazzo dell'oro: effetti delle oscillazioni su economia reale

L'oro, da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza, ha visto il suo prezzo oscillare non poco nel corso dell'ultimo mese.



L'andamento del prezzo del metallo giallo dipende da una serie di fattori, primo tra tutti dall'andamento del dollaro: più il dollaro scende e più il prezzo dell'oro tende a salire poichè ovviamente saranno necessari meno dollari per comprare la stessa quantità di oro.
Viceversa, quando il dollaro statunitense è più forte, l'oro tende a perdere terreno in misura proporzionale. 

Ad ottobre le previsioni degli analisti che parlano di un possibile rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve hanno influito non poco sull'andamento dei mercati finanziari, indebolito il dollaro e fatto salire il prezzo dell'oro, che è arrivato a toccare i 1.170 dollari l’oncia (unità di misura che corrisponde a poco più di trentuno grammi), ovvero il punto massimo degli ultimi quattro mesi.

Ieri, l’oro è salito dello 0,88% dopo la pubblicazione della dichiarazione di politica monetaria da parte della Federal ReserveLa Fed, infatti, ieri ha mantenuto i tassi di interesse invariati a conclusione dei due giorni di vertice di politica monetaria, come previsto, ma ha sorpreso i mercati in seguito alla sua dichiarazione, secondo cui non è escluso un aumento dei tassi al prossimo vertice in programma per dicembre.

Risulta quindi evidente che le Banche Centrali, così come pure eventuali azioni e decisioni del Fondo Monetario Internazionale, influiscono non poco sull'andamento della quotazione dell'oro.

lunedì 26 ottobre 2015

Mostra dell'oro, in cinquemila al Palaffari nel weekend: si rafforzano i segnali di ripresa...

Il Palaffari di Arezzo si riempie per la mostra dell'oro autunnale e tra gli stand, pur nella prudenza generale, si rafforzano i segnali di ripresa che ormai da qualche mese hanno perso campo.

Cauto ottimismo sulla congiuntura del mercato orafo, export e non solo. La convinzione generale è che i prossimi rapporti su produzione e affari dovrebbero confermare i dati in salita del secondo trimestre. Dubai e il mercato arabo continuano a segnare il passo, pur restando il principale sbocco dell’oro aretino. Le aziende, però, si sono lanciate verso altri territori: Stati Uniti, Hong Kong, Turchia, alcuni paesi europei come la Polonia.

Quanto ad Hong Kong, altro mercato cresciuto negli ultimi sei mesi, non è solo la porta della Cina ma anche un hub mondiale dal quale l’oro raggiunge poi Giappone, Indonesia, Australia e l’estremo oriente. Ma il vero Eldorado potrebbero tornare gli Stati Uniti. Uno studio del ministero dello sviluppo economico prevede una crescita dell’export del 35% in un triennio, più o meno il 10% l’anno. Quanto basta per far sognare gli espositori del Palaffari.

Nel weekend sono circa 5000 gli ingressi al Centro Affari, un dato molto alto e che conferma l'interesse che circonda questo appuntamento.

«Piena fiducia al management di Arezzo Fiere, stanno facendo bene e devono andare avanti», è come se Enrico Rossi avesse blindato a doppia mandata i vertici del polo espositivo dopo le polemiche degli ultimi mesi. «La Regione c’è e speriamo che ci siano anche gli altri», aggiunge il governatore e ogni riferimento al comune di Arezzo è puramente voluto.

Con la fiera è partita anche l’esposizione dei pezzi più pregiati della collezione orafa destinata al futuro Museo dell’oro. Ancora non ci sono certezze, il progetto già ci sarebbe l’idea è quella del piano terra della Fraternita e i particolari sono stati messi nero su bianco con la collaborazione dell’architetto Di Sangro.

giovedì 22 ottobre 2015

Oro: probabile ritorno sopra 1.200$

Fase positiva per l’oro, nonostante sia in corso un pullback dai top di periodo. Il rinvio dei tassi negli Usa favorisce i «buy», con possibile ritorno sopra 1.200$ entro fine anno.

L’attuale fase di mercato sta premiando l’oro che, insieme ad altri metalli (come l’argento, il platino e il palladio), sta approfittando delle aspettative degli investitori relative a un nuovo rinvio della stretta sui tassi di interesse negli Usa. La FED non dovrebbe incrementare il costo del denaro prima del 2016, anche se l’ex Ceo di Pimco, Mohamed El-Erian, ha affermato che a dicembre Janet Yellen & co. potrebbero sorprendere i mercati aumentando di un quarto di punto il tasso di sconto, in quanto il mercato del lavoro negli Stati Uniti sta dimostrando di essere molto solido.

Ad ogni modo, in questa fase di mercato, l’andamento dell’oro sembra essere decorrelato a quello del dollaro statunitense, nonostante storicamente sia stata spesso evidenziata una stretta correlazione inversa. Giovedì scorso la quotazione del metallo giallo è salita sui massimi da quasi quattro mesi a 1.191,43$ l’oncia, iniziando poi un fisiologico pullback con bassa volatilità verso l’area di supporto chiave (ex resistenza) di 1.170$ l’oncia. Qui l’oro potrebbe costruire nuovamente una base, dalla quale ripartire verso obiettivi decisamente ambiziosi.

Da inizio mese l’oro è arrivato a guadagnare già il 7% circa, prima di mettere a punto il ritracciamento dai top di periodo. Gli speculatori credono che la FED non alzerà i tassi entro fine anno, per cui sono maggiormente stimolati a portare avanti transazioni long con target di breve-medio periodo anche piuttosto ambiziosi. La sensazione è che, salvo clamorose inversioni del trend dell’ultimo minuto, i prezzi possano salire fino a 1.205$, andando così ad aggiornare il livello più alto dallo scorso giugno.

lunedì 19 ottobre 2015

Ottobre 2015: come sta andando l’oro?

Negli ultimi mesi l'andamento dell’oro, bene rifugio per eccellenza, si contraddistingue per un’evoluzione altalenante delle quotazioni: una parentesi particolarmente estesa, che sembra precedere una potenziale ripresa i cui segnali, tuttavia, faticano a manifestarsi con particolare incisività. Ma come sta andando l’oro?

Qualche giorno fa l’oro era riuscito a toccare i suoi massimi da oltre 3 mesi, andando a superare quota 1.185 dollari l’oncia. Certo, ben poca cosa rispetto ai massimi di 1.900 dollari, ma pur sempre un segnale di “risveglio” da parte di un metallo prezioso che non merita, certamente, di rimanere su quotazioni evidentemente sottostimanti. 
Il picco di qualche giorno fa sembrava essere determinato da una serie di speculazioni più che altro influenzate dalle potenziali prese di posizioni espansive da parte dell’istituzione monetaria cinese, e dalla scelta della Federal Reserve di temporeggiare in merito al possibile/probabile rialzo dei tassi di interesse di riferimento. Per altri osservatori, il rimbalzo di ottobre potrebbe essere determinato da qualche ricopertura da parte di investitori di primario riferimento.

In realtà è ben noto che l’oro vive una stretta correlazione nei confronti del dollaro. E dunque non sorprende che l’oro abbia ceduto il terreno contemporaneamente al rafforzamento del dollaro, innescato dalle indicazioni positive sulle indicazioni macro. Ne è derivata la presa di beneficio sul metallo giallo dopo i massimi già citati, e nuovi dubbi e aleatorietà sul prossimo futuro.

E' possibile, quindi, che l’oro possa subire presto nuove pressioni al ribasso a causa dell’impatto determinato dal presumibile rafforzamento del dollaro non appena la Federal Reserve sceglierà di portare in aumento i suoi tassi di interesse di riferimento (evento previsto ad ottobre o, al più tardi, a dicembre, salvo clamorose sorprese attualmente non prevedibili).

venerdì 16 ottobre 2015

La rivoluzione dell'India: l'oro per stimolare l'economia...

Molto oro per nulla, in India la passione per il metallo prezioso è nota: le donne amano adornarsi di gioielli e i templi induisti ricevono preziosi ex voto. Ma non solo gli indiani fanno incetta di oro per difendersi dalla svalutazione della rupia.


Ora il governo vuole rimettere in moto l'economia incentivando la monetizzazione dell'oro. Stando alle più recenti stime del governo di Delhi, i cittadini indiani posseggono circa 20 mila tonnellate di metallo prezioso, una quantità più che doppia rispetto a quanto detenuto dalla Federal Reserve.

Per questo l'esecutivo indiano ha cercato di varare una serie di iniziative che puntano a sensibilizzare la cittadinanza sulla possibilità di utilizzare l'oro conservato nei cassetti o presso i templi per scopi che potrebbero essere macroeconomicamente più utili. Cambiare gli usi e costumi non è cosa facile.

"L'oro per noi è una cosa da indossare ma anche un investimento. Quando mia figlia si sposerà le darò i gioielli. Nella nostra società l'amore per l'oro è compulsivo" racconta questa donna.

I cittadini sono caldamente invitati a portare l'oro in banca. La quantità minima che i clienti potranno depositare negli istituti di credito è fissata in 30 grammi, in cambio dei quali il cliente riceve una cedola periodica con gli interessi. Questo darebbe un forte stimolo all'economia, ma iniziative analoghe in passato hanno fallito. La passione per l'oro è più forte del PIL.

martedì 13 ottobre 2015

L’oro schizza al massimo da agosto tra i dubbi per l’aumento dei tassi

I futures dell’oro segnano un’impennata al massimo da agosto. I dubbi sulla possibile decisione della Federal Reserve di alzare i tassi di interesse entro la fine dell’anno hanno fatto aumentare l’appeal del metallo prezioso.


L’oro ha subito un’impennata dell’1,01%, dopo i verbali del vertice di politica monetaria di settembre della Fed da cui è emerso che molti policymaker temono che i recenti sviluppi economici e finanziari globali abbiano fatto aumentare i rischi ribassisti per l’economia USA.

I verbali hanno alimentato le speculazioni che la Fed possa lasciare i tassi invariati fino al 2016 dopo il report deludente sull’occupazione USA pubblicato all’inizio del mese che ha convinto gli investitori a rinviare le aspettative sulla tempistica dell’aumento dei tassi.

Un eventuale rinvio dell’aumento dei tassi di interesse sosterrebbe l’oro, dal momento che si ridurrebbero i costi di gestione del metallo, che non offre agli investitori un ritorno assicurato.

Un dollaro debole ha dato un ulteriore supporto ai prezzi. Il biglietto verde è crollato al minimo di tre settimane per via della riduzione delle aspettative di un aumento dei tassi entro la fine dell’anno.

Negli ultimi mesi, la tempistica dell’aumento dei tassi da parte della Fed è stata un costante oggetto di discussione sui mercati.

venerdì 9 ottobre 2015

Svelato il segreto sull' oro della Bundesbank...

Pubblicata sul sito della Bundesbank una lista dei diversi depositi dove la banca conserva le sue riserve in oro, distribuite tra Francoforte, Londra, Parigi e New York.

Per la prima volta nella sua storia, la Banca centrale tedesca ha diffuso una lista di circa 2.300 pagine in cui elenca il numero dei lingotti, il numero di fusione o di inventario, il peso lordo e netto, la finezza dell'oro e il luogo di stoccaggio, venendo così incontro alle varie inquietudini sollevate nella pubblica opinione sulla consistenza reale e il luogo di stoccaggio delle riserve auree del Paese, che rappresentano due terzi delle riserve tedesche.

Dalla lista, aggiornata ogni fine anno per rispondere alle richieste di una maggiore trasparenza, emerge che la Germania possiede 3.384 tonnellate di oro a fine 2014 del valore totale di 107 miliardi di euro, collocandosi così al secondo posto a livello mondiale, per dimensione delle riserve, dietro agli Stati Uniti.

L'obiettivo è quello di immagazzinare in Germania la metà delle riserve auree nel 2020 come ha dichiarato Carl-Ludwig Thiele, consigliere della Bundesbank, in seguito alla pubblicazione on line.

E così si scopre che al 31 dicembre 2014, solo un terzo delle riserve auree del Paese (35%) erano stoccate a Francoforte, il 43% a New York, il 13% a Londra e il restante 9% a Parigi.

Con l’obiettivo di rimpatriare queste riserve auree, la Bundesbank dal 2013 ha riportato a Francoforte 374 tonnellate da Parigi e 300 tonnellate da New York, al fine di arrivare così in futuro ad avere il 50% delle riserve auree in Germania, il 37% presso la Fed e il 13% presso la Banca d'Inghilterra mentre il magazzino presso la Banca di Francia sarà chiuso.

martedì 6 ottobre 2015

Oro: prezzo dopo che la Yellen suggerisce un aumento dei tassi

Il prezzo dell’oro resta poco al di sotto del massimo di una settimana questo martedì dal momento che le probabilità di un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve quest’anno sono diminuite dopo il report sull’occupazione USA inaspettatamente debole della scorsa settimana.


Il ritardo nel rialzo dei tassi dopo la riunione della Federal Reserve aveva offerto speranze agli appassionati di speculazione sull'oro, ma la Yellen ha mantenuto le porte per un rialzo aperte per l'anno in corso, scatenando l'aumento del dollaro.

Il rafforzamento del dollaro potrebbe ostacolare gli investimenti in oro, dato che l'oro è un metallo prezioso quotato in dollari. Maggiore è il valore del biglietto verde, più costoso sarà investire in oro.La domanda della Cina potrebbe far alzare il prezzo?

Secondo i dati pubblicati dall'FMI (Fondo Monetario Internazionale), le banche centrali di Russia, Kazakistan e Bielorussia hanno incrementato le loro riserve auree. La Cina, che rappresenta circa un quarto della domanda globale di oro, è in attesa dalle esigenze stagionali del paese per accumulare e la cosa potrebbe far salire i prezzi.

Attualmente stiamo attendendo la "settimana d'oro" della Cina. La settimana è così chiamata perché la domanda di oro è in aumento fino al Festival di Capodanno dei primi di febbraio, rendendo il metallo molto più attraente. La Cina ha aumentato le sue importazioni da Hong Kong il mese scorso a causa della svalutazione della moneta della nazione e l'inventario della prima stagione di discesa dell'indice dei consumi.

venerdì 2 ottobre 2015

L’oro in calo dopo i dati USA sull’occupazione positivi...

Nelle ultime settimane sul prezzo dell’oro ha pesato l’incertezza legata alla tempistica di un inasprimento della politica monetaria da parte della banca centrale USA.


Il prezzo dell’oro è scambiato al minimo di tre settimane dopo i dati che hanno mostrato un forte incremento dell’occupazione nel settore privato USA il mese scorso, dati che hanno alimentato le aspettative di un aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.

In occasione del vertice di settembre, la Fed ha deciso di non alzare i tassi tra i timori per le prospettive di crescita dell’economia globale. Tuttavia, la Presidente della Fed Janet Yellen ha reso noto che la banca è ancora intenzionata ad alzare i tassi quest’anno.

Secondo molti economisti, infatti, la Fed comincerà ad alzare i tassi a dicembre dopo aver mantenuto invariata la politica monetaria all’inizio del mese, tra i timori per l’inflazione debole e per gli effetti sull’economia statunitense della recente volatilità sui mercati.

L’oro beneficerebbe di un rinvio dell’aumento dei tassi di interesse statunitensi, dal momento che il metallo prezioso fatica a competere con gli investimenti ad alto rendimento. I tassi di interesse alti, inoltre, sosterrebbero il dollaro, rendendo l’oro - valutato in dollari - più costoso per i titolari di altre valute.