lunedì 28 settembre 2015

L’aumento della domanda di oro in India e in Cina dovrebbe dare sostegno al prezzo dell'oro...

Nuovi dati riguardanti la Cina hanno mostrato il più forte rallentamento nella crescita economica del paese dalla crisi del 2009.

La compagnia di estrazione e lavorazione China National Group è diventata oggi il primo membro cinese del World Gold Council (l’associazione per lo sviluppo del mercato dell’oro) che annovera tutti i maggiori produttori occidentali di oro tra i quali la Barrick, Newmont, Gold Corp e altri 14 produttori principali.
"Il mercato cinese dell'oro", osserva il World Gold Council nel suo annuncio, "è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi decenni e la Cina è ora il più grande mercato per l'oro, sia in termini di domanda che di offerta".

Lo studio di consulenza Metal Focus, tuttavia, si dimostra più cauto nell’esame della domanda proveniente dalla Cina nel 2015, nel suo ultimo Precious Metals Weekly, affermando che "punti di riferimento in loco riferiscono di una perdurante debolezza per ciò che concerne la domanda di oro nel mezzo di un’economia in rallentamento, in particolare alla luce della scarsa fiducia dei consumatori a seguito del crollo del patrimonio netto".

L’India, secondo mercato al mondo per consumi, presenta delle "prospettive più rosee...anche se concentrate nel settore della gioielleria. Il segmento relativo all’investimento locale è probabile che rimanga deludente", conclude la rivista.

"La domanda totale di oro in India tra oggi e Capodanno potrebbe raggiungere il livello più alto dal 2012", Bloomberg cita Bachhraj Bamalwa dell'All India Gems & Jewellery Trade Federation, prevedendo un aumento annuale di acquisti del 15% nel quarto trimestre, che include anche le festività del Diwali.

"La domanda di oro proveniente dall’India mostra tradizionalmente dei picchi nel quarto trimestre", fa notare la banca tedesca Commerzbank, "perché la stagione delle festività è tra settembre e novembre".
"L’aumento della domanda di oro in India e in Cina dovrebbe dare sostegno al prezzo dell'oro", conclude la Commerzbank.

martedì 22 settembre 2015

Quanto oro ha accumulato realmente la Cina?

Dopo il mese di luglio la Cina, per la prima volta in 6 anni, ha rilasciato un documento che attesta la quantità di riserve d’oro della Banca Popolare cinese, la PBOC che ha evidenziato come dal 2009 esse siano aumentate di 604 tonnellate, da 1.054 a 1,658.

Ciò che risulta curioso di questo documento è che la PBOC ha dichiarato che tale aumento è avvenuto in un solo mese. Ma questa non è la sola cosa che sta mettendo in apprensione gli investitori e i finanzieri mondiali. Le stime fatte sulle riserve d’oro cinesi erano molto più alte rispetto ai dati riportati dal PBOC.

La Cina sta accumulando oro da molto tempo, con picchi di domanda altissima. Chi ha seguito personalmente queste vicende sicuramente lo ricorda bene. Oggi è la nazione che estrae la maggior quantità d’oro al mondo, eppure non esporta oro, e se lo fa si espone sempre con quote molto basse. 

Dal 2009 ad oggi la Cina ha estratto 2.000 tonnellate d’oro e pochi mesi fa Zhang Bignan, membro dell’Associazione Oro Cinese, ha esposto un dato interessante durante un convegno a Londra: le riserve minerarie d’oro cinesi superano oggi le 9.800 tonnellate.

Non viene esportato oro in Cina, ma al contrario il Paese asiatico lo importa. Dal 2010 ad oggi l’importazione cinese d’oro tramite Hong Kong ha superato le 3.300 tonnellate. Secondo David Marsh del fondo monetario OMFIF, la Cina rischierebbe di destabilizzare il mercato dell’oro globale se rivelasse un reale possedimento d’oro di 2.000 o 3.000 tonnellate. Questa notizia potrebbe in qualche modo spiazzare il mercato che regola sia l’oro che l’argento e creare alcune tensioni tra Cina e Stati Uniti, paesi che puntano entrambi su assets simili come appunto la branca dei metalli preziosi.

venerdì 18 settembre 2015

L’oro schizza al massimo di 2 settimane e mezzo dopo l’esito della Fed

Le quotazioni dell'oro volano sui mercati asiatici dopo la decisione della Federal Reserve di non alzare i tassi di interesse e di mantenerli ancora ai minimi storici.


Il metallo giallo, infatti, è salito fino a quota 1.133 dollari l'oncia per poi stabilizzarsi a 1.127 dollari l'oncia rispetto ai 1.121 dollari della vigilia. Il prezzo dell’oro segna un’impennata al massimo di due settimane recuperando l'1,8%.

A spingere la Fed a non toccare il costo del denaro sono stati gli "sviluppi dell’economia globale e dei mercati finanziari, fattori che potrebbero zavorrare l’economia e incrementare le pressioni ribassiste sui prezzi", si legge nella nota di accompagnamento alla decisione di politica monetaria. 
Nessuna sorpresa, il mercato aveva già anticipato nei giorni scorsi, dando per scontata la decisione di mantenere invariati i tassi da parte della Fed. 

I tassi restano fermi in una forchetta fra lo 0 e lo 0,25%. Secondo la Fed, l'inflazione resterà nel breve termine ai minimi e continuerà a salire gradualmente verso il 2% nel medio termine.

lunedì 14 settembre 2015

Oro: indici delle società aurifere sui minimi dal 2002, e per Fxcm la Fed potrebbe far ancora crollare il prezzo...

Molti analisti si chiedono ora qual è il target per l’oro in quanto da oltre due anni il metallo giallo continua a non trovare una precisa collocazione dal punto di vista correlativo e di asset class.

"In realtà non è un fenomeno nuovo vista la natura cangiante dell’oro: da bene rifugio destinatario di flussi di liquidità in momenti di avversione al rischio – e spesso comprato nei momenti ad alta inflazione – ad alternativa al dollaro americano - spiega Davide Marone, analista di Fxcm Italia - Quest’ultimo è stato peraltro il leit motiv che lo ha accompagnato da quando proprio il biglietto verde si è generalmente rafforzato, cioè dal luglio del 2014, momento dal quale ha seguito una dinamica di prezzo pressoché parallela a quella di un cambio valutario salvo poi ri-decorrelarsi negli ultimi cinque mesi". 

La ricerca di una traiettoria per l’oro non è semplice. Secondo Fxcm Italia le principali variabili di impatto sul prezzo del metallo giallo sono tre. La prima è l’inflazione: "Con delle aspettative di inflazione contenute in tutte le maggiori aree economiche di riferimento – dice Marone - risulta difficile pensare che il metallo giallo possa vivere rialzi legati alla sua qualità di non erosione del valore a fronte di un aumento generalizzato dei prezzi". 

La seconda variabile è la domanda. La Cina è il più grande "consumatore" del mondo di oro ma, seppur a fronte di aumenti consistenti delle riserve (+57% negli ultimi sei anni), i dati rilasciati a metà luglio si sono rivelati ben al di sotto delle aspettative, così come le importazioni dell’India che hanno registrato cali del 37% circa sull’ultimo anno. A fronte di una domanda in calo, l’offerta non può che adeguarsi, come dimostrato per esempio dall’indice azionario settoriale delle compagnie minerarie aurifere e argentifere (Philadelphia Gold and Silver Index), che ha toccato i minimi dal 2002 e che evidenzia una spirale deflazionistica che mette a repentaglio la vita di molte di esse.

Il terzo fattore è rappresentato dalla politica monetaria della Fed, la cui stretta potrebbe a sua volta alimentare la discesa della quotazione. "Il quadro che ne emerge dunque presenta di gran lunga elementi negativi per il prezzo del gold, che da un punto di vista tecnico presenta un’area di resistenza che va da 1.170 ai 1.230 dollari l’oncia, possibili destinazioni prima di nuove vendite in grado di condurci ai minimi dell’anno e a potenziali approfondimenti verso area 1.030 dollari l’oncia", è il parere di Marone. Che conclude: "Evidentemente più remota la possibilità di salite che, in ottica di investimento, potranno essere intraprese sopra 1.230 per obiettivi a 1.300 dollari".

lunedì 7 settembre 2015

Lingotti d'oro... un valido investimento!

Gli investitori che hanno deciso di investire in oro devono affrontare la questione relativa alla modalità di investimento. Oggigiorno ci sono diversi prodotti disponibili per investire in oro.



La forma originaria degli investimenti in oro è proprio quella degli investimenti nell’oro fisico. Come già sappiamo l’oro fisico può essere comprato sotto forma di gioielli, raccolte numismatiche o lingotti.

Da un punto di vista d’investimento, i lingotti sono preferibili, dato che i loro costi sono più bassi e la loro liquidità è più alta rispetto ad altre forme d’oro fisico. In altre parole, può essere venduto più facilmente e a prezzi equi.

I lingotti d’oro vengono classificati in due tipi, che dipendono da come sono stati fabbricati: se colati o coniati. 
Un lingotto d’oro viene definito in linea di massima come articolo aurifero colato quando viene prodotto direttamente dall’oro, una volta fuso. I lingotti coniati vengono normalmente ottenuti tagliando parti di lingotti versati, arrotolati con spessore uniforme.

Le incisioni sui lingotti d’oro hanno principalmente carattere funzionale e registrano il nome del suo fabbricante, laddove richiesto, della sua massa, della sua purezza aurifera e del suo numero seriale.


Il costo dei lingotti viene stabilito in primo luogo dal suo contenuto aurifero e, per questo, dipende dal prezzo dell’oro. In questo caso non c’è il valore legato al collezionismo.
In generale, più sono piccoli, e più i prezzi sono alti, dato che i costi che i distributori devono affrontare per raffinarli e coniarli sono alti.

mercoledì 2 settembre 2015

Investire sull’oro, tutti pronti per la ripartenza

Gli investimenti sull’oro, almeno per il momento, non sembrano aver reso quanto ci si aspettava uno o due anni fa. Le quotazioni del metallo prezioso, da sempre bene rifugio per eccellenza, sono infatti calate rispetto ad inizio anno. 

La soglia di 1.090 dollari l’oncia è stata infranta al ribasso, e tutto lascia presagire che presto possa esserci spazio per altri scivoloni. Che fare, allora? Lasciare i propri investimenti sull’oro e dedicarsi ad altro?
In realtà, presto i tempi dorati dell’oro potrebbero tornare. Il contesto nel quale il calo delle materie prime è stato realizzato, suggerisce infatti come i grandi investitori finanziari abbiano perseguito una strategia di differenziazione dei propri impieghi nei beni rifugio sostituendo parzialmente l’oro, nella considerazione che le banche centrali hanno offerto un pronto rifugio dalla crisi finanziaria, e che verrà cercato comunque un supporto continuo fino a quando le economie non si saranno riprese del tutto.

Dunque, non solo non sorprende vedere l’oro in dirittura di chiudere il terzo anno di fila in calo per le proprie quotazioni, ma lo stesso non deve nemmeno preoccupare. La fase negativa di breve – medio periodo non deve infatti far ritenere agli investitori meno accorti che la funzione di bene rifugio del lingotto sia defunta, anzi. Quando, probabilmente tra 2-3 anni, le politiche monetarie degli istituti centrali si saranno relativamente normalizzate, e i tassi di mercato avranno intrapreso la propria strada di crescita, tutto inizierà a tornare come prima, e l’oro potrà svolgere più adeguatamente la propria funzione di bene rifugio.

D’altronde, a ulteriore conferma di quanto sopra, basti considerare che l’oro è sì stato considerato da sempre un bene rifugio, ma mai di brevissimo periodo. L’oro è infatti asset sicuro nel lungo termine, ma mai nel breve periodo o in termini speculativi (sebbene gli investitori più giovani siano stati “viziati” dall’assistere a continui rialzi del prezzo dell’oro dal 2001 fino a una parte del 2012). Dunque, si deve investire in oro con la consapevolezza che non dovrà trattarsi di un investimento di corto raggio, ma di un impiego di lungo respiro, in una compatibile ottica di diversificazione del patrimonio finanziario.