martedì 15 dicembre 2015

Oro vicino al minimo di una settimana, atteso aumento dei tassi USA...

Il prezzo dell’oro resta vicino al minimo di una settimana questo martedì, in vista di un possibile aumento dei tassi di interesse USA da parte della Federal Reserve.


La Fed dovrebbe alzare i tassi di interesse per la prima volta in quasi un decennio a conclusione dei due giorni di vertice di politica monetaria prevista alle 14:00 ET di domani. La banca centrale rilascerà inoltre le ultime previsioni sulla crescita economica e sui tassi di interesse.

La Presidente della Fed Janet Yellen terrà l’attesissima conferenza stampa 30 minuti dopo la pubblicazione della dichiarazione della Fed, conferenza che sarà seguita con particolare attenzione dai traders alla ricerca di indicazioni sull’andamento futuro dei tassi. Molti investitori ritengono che l’aumento dei tassi avverrà in modo graduale nei timori per la debole crescita economica oltreoceano e per la differenza tra la politica monetaria attuata dagli USA e quella scelta dalle altre nazioni.

Il metallo giallo si avvia a chiudere il 2015 con un crollo annuo del 10%, il terzo calo annuale consecutivo, tra le speculazioni sulla tempistica di un aumento dei tassi da parte della Fed che sono state al centro dell’attenzione dei mercati per la maggior parte dell’anno. 

Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse pesano sull’oro, poiché il metallo prezioso fatica a competere con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi sono alti.

(fonte investing.com)

venerdì 11 dicembre 2015

Oro: quadro tecnico resta debole in attesa di un aumento dei tassi USA

Le quotazioni dell'oro scenderanno sotto i mille dollari o rimbalzeranno? Il legame con la politica monetaria della Fed è evidente.


Il prezzo dell’oro scende negli scambi della mattinata europea di questo venerdì, poiché le crescenti aspettative di un aumento dei tassi statunitensi la prossima settimana continuano a supportare la richiesta del biglietto verde e pesano sul metallo prezioso.

La richiesta del dollaro continua ad essere incoraggiata dalle aspettative che la Fed possa alzare i tassi di interesse per la prima volta dal 2006 in occasione del vertice del 15 e 16 dicembre. Un aumento dei tassi di interesse statunitensi aumenterebbe l’appeal del biglietto verde per i traders alla ricerca di investimenti ad alto rendimento.

L’oro ha segnato un crollo di circa l’8% da novembre tra le aspettative che la Fed possa alzare i tassi per la prima volta in quasi un decennio nei prossimi giorni. La possibilità di un aumento anticipato dei tassi di interesse è ribassista per l’oro, poiché il metallo prezioso non riesce a tenere il passo con gli investimenti ad alto rendimento in concomitanza all’aumento dei tassi di interesse.

Gli investitori attendono ora i dati statunitensi sulle vendite al dettaglio, i prezzi alla produzione e il sentimento dei consumatori previsti nel corso della giornata per avere ulteriori indicazioni sulla forza dell’economia.

(fonte Investing.com)

mercoledì 9 dicembre 2015

Oro in salita ma le aspettative sui tassi USA limitano i guadagni...

L’oro è in salita questo mercoledì per via dell’indebolimento del dollaro, ma i guadagni restano limitati mentre gli investitori si preparano ad un aumento dei tassi di interesse statunitensi previsto per questo mese.


Sebbene gli investitori prevedano che la Fed alzi i tassi durante il vertice del 15 e 16 dicembre, ritengono che l’aumento avverrà in modo graduale. Un aumento graduale costituirebbe una minaccia minore per il prezzo dell’oro rispetto ad una serie di aumenti in un breve lasso di tempo.

Intanto ieri, l’oro è salito di 10 centesimi, o dello 0,01%, mentre i traders attendono il vertice di politica monetaria della Fed previsto questo mese.


(fonte investing.com)

venerdì 4 dicembre 2015

Oro: prezzi continuano a calare ma in Cina la domanda cresce

Mentre i prezzi dell’oro continuano a scendere e sono attualmente in corsa per registrare il mese peggiore dal 2013, la domanda globale e al dettaglio in Cina continua ad essere molto solida, nella prospettiva di arrivare ad un record per la domanda di oro nel 2015.


Secondo un report di venerdì scorso, lo Shanghai Gold Exchange ha segnato 54.063 tonnellate di lingotti consegnati per la settimana terminata il 20 novembre, mostrando così come la domanda d’oro cinese si stia dirigendo verso un nuovo record nel 2015. Nel mese di ottobre Pechino ha aggiunto altri 14 tonnellate di lingotti d’oro alle sue riserve di valuta estera.

Le riserve auree sono così salite a 1,722.5 tonnellate in crescita dai 54,93 milioni di fine settembre, secondo i dati pubblicati oggi dalla Banca popolare di Cina (PBOC).

La potenza della Banca centrale della Cina si è accresciuta grazie all’aggiunta tra le 14 tonnellate e 19 tonnellate di oro ogni mese e la forte domanda e le prospettive positive di oro permettono al paese di diversificare le proprie riserve valutarie enormi oltre i $3,5 trilioni.


(fonte wallstreetitalia.com)

lunedì 30 novembre 2015

Metalli di base, per gli analisti tutto dipende dalla Cina

E' l’oro la commodity che ha segnato la migliore performance da inizio anno in un periodo caratterizzato da un’estrema debolezza del settore delle materie prime. Una debolezza in gran parte dovuta alla politica della Federal Reserve.

La domanda che circola tra gli analisti del settore è se la Banca centrale americana sospenderà o meno i rialzi dei tassi per l’intero 2016, anno elettorale, dato che il quadro globale è ancora fragile. "Restiamo convinti che per l’oro un potenziale upside rimanga estremamente limitato per i prossimi anni, continuando a scambiare in un range ristretto tra i 1.050 e i 1.350 dollari l’oncia - il parere di Nevine Pollini, Senior Analyst Commodities di Union Bancaire Privée (UBP) - a patto che, ovviamente, le crisi politiche in atto in tutto il mondo non peggiorino".

Via via che il mercato si è convinto del primo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, collocandolo il 16 dicembre, il rafforzamento del dollaro ha avuto un impatto importante sull’oro, spingendolo ai minimi quinquennali, pari a 1.064 dollari l’oncia. Il metallo giallo ha poi registrato un breve rimbalzo il 16 novembre, salendo fino a 1.097 dollari l’oncia, grazie alla fuga verso i beni rifugio legata agli attacchi terroristici di Parigi. Tuttavia, poiché questi eventi non sono stati percepiti come segnale di un accresciuto rischio geopolitico mondiale, le quotazioni hanno rapidamente perso smalto. "Restiamo quindi cauti sull’oro, anche se riteniamo che un rialzo di 25 punti base da parte della Fed sia stato ormai incluso nei prezzi”, dice Pollini.

Le prospettive dell’economia cinese sono l’elemento chiave per la performance dei metalli base. Ma finora il taglio dei tassi e i numerosi progetti infrastrutturali annunciati da Pechino, insieme ai tagli alla produzione, sembrano non aver avuto alcun effetto. Secondo Ubp bisognerà attendere ulteriori stimoli da parte della PBoC per assistere a qualche impatto sui metalli di base. "In ogni caso, lo spostamento di Pechino da un’economia trainata dalle esportazioni e dalla spesa in asset fissi a una guidata dai consumi continuerà a costituire un grosso problema per il settore dei metalli base”, conclude Pollini.

(fonte Finanza.com)

giovedì 26 novembre 2015

Perchè il prezzo dell'oro continua a salire?

Quali sono i motivi che stanno portando il prezzo dell'oro a salire in questi ultimi giorni? 
Il prezzo dell'oro è determinato dagli scambi sui mercati mondiali delle materie prime e risente di molteplici fattori macroeconomici.

Il peggioramento dell'economia: durante le fasi di recessione e peggioramento dell'economia, si ha un improvviso abbassamento della propensione al rischio da parte degli investitori che prediligono gli investimenti in un bene rifugio come l'oro ed anche l'argento.

Oro bene rifugio che non genera reddito: lasciare allocati i propri asset in oro non genera alcun tipo di reddito derivante da interessi e cedole. Quando l'economia soffre gli investitori sono propensi a investire in oro per proteggere i loro capitali anche a costo di non ricevere nulla in cambio. Ma quando l'economia comincia a crescere, la propensione al rischio negli investimenti sale, quindi molti asset in oro vengono liquidati per finire nei mercati azionari e obbligazionari.

L'inflazione alimenta gli acquisti: l'innalzamento dell'inflazione spinge gli investitori a comprare oro in modo tale da limitare gli effetti deleteri di perdita di valore da parte della moneta.

I prezzi di estrazione dell'oro: viene stimato che sotto i 1.100 dollari, l'estrazione dell'oro inizia a diventare poco o nulla remunerativa, per cui nessuna compagnia produrrebbe sotto-costo. Questo non significa che, come già visto per il petrolio, le quotazioni non possano scendere momentaneamente anche al di sotto del prezzo minimo necessario per coprire i costi. Si parla però già di un possibile "floor" sui 1.050 dollari, magari seguito da un rimbalzo sopra i 1.100 dollari.

(fonte marketmovers.it)

lunedì 23 novembre 2015

Quotazioni oro, cosa accadrà con il rialzo tassi Fed...

Stando a quanto affermano i dati della ultime settimane, gli investitori di tutto il mondo sono oramai concordi nel giudicare sempre più probabile un aumento dei tassi di interesse di riferimento da parte della Federal Reserve nel corso dell’ultima sessione dell’anno, a metà dicembre.

Un appuntamento – quello del rialzo dei tassi di interesse Fed – che manca dal 2006 e che è stato più volte indicato come “vicino” nel corso degli ultimi mesi, salvo poi essere rinviato per prudenza. 
Considerato che invece ora il rialzo dei tassi Fed sembra essere cosa fatta (o quasi!) è lecito immaginare quelle che potrebbero essere le intuizioni di una buona parte degli investitori, pronti a ridurre, di conseguenza, la propria esposizione sull’oro. Dunque, in queste settimane la relazione tra l’oro e le aspettative di un incremento deitassi Fed andranno a farsi sempre più forti.

La Federal Reserve avrà almeno un’ultima occasione pubblica, con il suo numero 1 Janet Yellen, per cercare di accomodare e preparare il mercati verso la decisione di dicembre. Se durante tale avvenimento pubblico non verranno attutiti gli effetti delle aspettative, è probabile che il comportamento degli investitori possa farsi sempre più concreto.

Inoltre nel corso dello stesso mese di dicembre la Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi potrebbe dar corso a un nuovo allargamento della propria strategia di quantitative easing. Contemporaneamente, la Bank of England dovrebbe confermare la propria strategia attendista, avvicinandosi comunque alla possibilità di un primo rialzo dei tassi di interesse nei primi due mesi del 2016. Sia Fed che BoE dovrebbero ad ogni modo avviare la nuova stagione del rialzo dei tassi in modo molto graduale, al fine di accontentare le aspettative dei mercati e non dar seguito a inutili e pregiudizievoli accelerazioni.


mercoledì 18 novembre 2015

Quotazioni oro in calo ma aumenta la richiesta di oro fisico...

Saxo Bank spiega che le quotazioni dell’oro sono tornate sui minimi di inizio del terzo trimestre 2015 a causa dell’incertezza legata agli effetti di un aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel meeting di dicembre.

Ma, come evidenziato dall’ultima pubblicazione del World Gold Council (WGC) nel corso della scorsa settimana, la discesa delle quotazioni dell’oro nell’ultimo trimestre (luglio-settembre) ha portato ad un aumento delle richieste di acquisto fisico, cosa che potrebbe indurre a pensare ad un sostegno del prezzo nel tempo, anche se da solo non è forse sufficiente.

Nel rapporto del WGC troviamo diverse importanti indicazioni. La domanda di oro nell’ultimo trimestre è salita dell’8% y/y (raggiungendo il picco a due anni di 1,120.9 tonnellate) - spiega Saxo Bank -. Il deflusso dagli ETF hanno contribuito alla riduzione dei prezzi nel mese di luglio, che ha premiato di conseguenza la domanda. Successivamente, una svolta positiva degli investitori istituzionali ha portato nuovi modesti afflussi verso gli ETF tra agosto e settembre portando nuovamente le quotazioni salire. Sempre nel rapporto del WGC si legge che le banche centrali hanno acquistato oro per 175 tonnellate, riconoscendo quindi i benefici della diversificazione. Ed infine dopo un lungo periodo di crescita, l’offerta di oro dalle miniere è calata dell’1% nel terzo quarto.

Dopo il meeting del 28 ottobre del FOMC, che ha aumentato le possibilità di un rialzo dei tassi in dicembre, vi sono state vendite importanti sul mercato - spiega Saxo Bank -. Il via libera all’aumento dei tassi (per la prima volta da giugno 2006) è stata inoltre sostenuta dagli ottimi dati sul mondo del lavoro statunitense del 6 novembre. Quindi il possibile rialzo dell’oro ha avuto e avrà vita difficile nel corso degli ultimi giorni.

Sul fronte della domanda di oro fisico invece la domanda nel corso del trimestre appena iniziato è per il momento debole - spiega Saxo Bank -. Non da ultimo inoltre la richiesta non eccezionale da parte dell’India che sta attraversando il suo periodo di picco di domanda essendo vicini al Diwali (è una delle più importanti feste indiane che si festeggia solitamente nel mese di ottobre o novembre, simboleggia la vittoria del bene sul male ed è anche chiamata “festa delle luci”). Il WGC si aspetta ancora la crescita della domanda cinese per un totale di 900-1,000 tonnellate, ma a causa di quanto indicato sopra ha declassato le sue aspettative per la domanda indiana di 50 tonnellate, portando quindi la domanda totale tra le 850-950 tonnellate.

lunedì 16 novembre 2015

L’oro schizza di 10 dollari, sale la richiesta di investimenti rifugio...

Il prezzo dell’oro subisce un’impennata questo lunedì alla riapertura dei mercati dopo la serie di attacchi kamikaze e sparatorie avvenuti a Parigi venerdì sera che hanno causato la morte di oltre 130 persone.

Nel corso della giornata, i leader politici discuteranno di come aumentare la lotta al terrorismo ed affrontare la crisi dei migranti in occasione del summit annuale del Gruppo di 20 nazioni (G20) in Turchia. La notizia ha ridotto l’appeal degli investimenti più rischiosi, come titoli e valute ad alto rendimento, facendo preferire agli investitori gli investimenti rifugio tradizionali come il dollaro e l’oro.

Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna a dicembre subisce un’impennata di 11,00 dollari, o dell’1,02%, a 1.091,90 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata europea. Il prezzo è precedentemente crollato a 1.097,40 dollari, il minimo dal 6 novembre.

Tuttavia i guadagni restano limitati dal momento che gli investitori si preparano ad un possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve il mese prossimo. Questa settimana, gli investitori attendono i verbali dell’ultimo vertice di politica monetaria della Fed, previsti per mercoledì, per avere maggiori indicazioni su un eventuale aumento dei tassi a dicembre.

I traders attendono inoltre gli importanti dati statunitensi sull’inflazione, le concessioni edilizie e l’attività del settore manifatturiero per avere ulteriori informazioni sulla forza dell’economia.

giovedì 12 novembre 2015

Oro: +8% per la domanda del terzo trimestre, bene le richieste in arrivo dall’Asia

La caduta dei prezzi ai minimi da oltre cinque anni ha permesso alla domanda di oro di crescere dell’8% nel terzo trimestre.



È quanto si legge nel Gold Demand Trends, il report sull’andamento del mercato del metallo giallo elaborato dal World Gold Council. Tra luglio e settembre le richieste del metallo giallo si sono attestate a 1.120,9 tonnellate, in rialzo rispetto alle 1.041,9 tonnellate di un anno prima.

La domanda in arrivo dall’industria dei gioielli, pari al 60% del totale, ha messo a segno un incremento del 6% a 631,9 tonnellate, il livello maggiore dal 2008. +27% invece per la domanda da investimento, salita a 229,7 tonnellate, e +33% per le richieste di lingotti e monete a 295,7 tonnellate. In particolare evidenza i dati relativi Cina e India, i primi due consumatori mondiali di questo metallo, saliti del 70 e del 6 per cento.

Per l’intero 2015 il WGC ha confermato la stima sulla domanda a 4.200-4.300 tonnellate (900-1000 tonnellate per la Cina, 850-950 per l’India). Al momento un’oncia d’oro con consegna gennaio 2016 passa di mano a 1.086,2 dollari, lo 0,1% in più rispetto al dato precedente.

martedì 10 novembre 2015

Oro sotto pressione in vista di un aumento dei tassi USA

Il prezzo dell'oro resta sotto pressione questo martedì, mentre gli investitori si preparano ad un possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve il mese prossimo.


Venerdì, il prezzo dell’oro è crollato al minimo di tre mesi di 1.084,50 dollari, dopo i dati che hanno mostrato che l’economia USA ha creato più posti di lavoro del previsto ad ottobre, dati che hanno alimentato le aspettative di un aumento dei tassi il mese prossimo.

La possibilità di un aumento dei tassi di interesse a dicembre da parte della Fed è salita al 70%, secondo il CME Group.

Gli investitori attendono ora i dati statunitensi previsti nel corso della settimana per avere maggiori informazioni sulla forza dell’economia e sull’eventualità di un aumento dei tassi di interesse a breve termine. Gli Stati Uniti rilasceranno i dati sulle vendite al dettaglio, i prezzi alla produzione ed il sentimento dei consumatori venerdì.

La scorsa settimana la Presidente della Fed Janet Yellen ha dichiarato che un aumento dei tassi a dicembre sarà "molto probabile" se motivato dai prossimi dati economici.

Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse pesano sull’oro, poiché il metallo prezioso fatica a tenere il passo con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi sono alti.

venerdì 6 novembre 2015

L'oro è ancora un bene rifugio...

La fortuna dell’oro nel corso dei secoli è dovuta certamente al suo valore intrinseco e non tanto a speculazioni legate a strumenti finanziari. Questo suo valore è destinato a salire.


Concretamente, vengono estratte ogni anno 2.500 tonnellate di oro, ma questo non basta a soddisfare nemmeno un quarto della domanda di questo metallo prezioso sul mercato. Se consideriamo poi che sono state stimate ancora 50.000 tonnellate di oro restanti sul pianeta, dobbiamo renderci conto che la sua estrazione proseguirà solamente per i prossimi 20 anni. Quest’ultima è poi estremamente costosa: basti pensare che da 1 t di roccia si riescono a ricavare mediamente soltanto 2 grammi di oro.

Questi dati, escludendo l’ipotesi della scoperta di un nuovo filone, presagiscono a medio termine una drastica riduzione dell’offerta di questo metallo e ne potrebbero influenzare il prezzo, incrementandolo considerevolmente.

È principalmente per questo motivo che, negli ultimi due anni, non solo le Nazioni hanno incrementato le loro riserve auree, ma anche i privati hanno iniziato a diversificare il loro patrimonio con l’acquisto di oro e metalli preziosi. Il vantaggio dell’oro come bene fisico di possesso, nasce dalle sue caratteristiche di: disponibilità, flessibilità e negoziabilità a livello globale. L’oro è infatti un bene mobile che ogni persona conosce in tutto il mondo e che non ha discriminanti politiche, religiose o linguistiche.

lunedì 2 novembre 2015

Oro, tutto quello che dovete sapere sulla pepita più grande al mondo!

Se pensate che le pepite d’oro siano ascrivibili ai soli fumetti o ai film della grande corsa al West, vi sbagliate di grosso. In tutto il mondo sono tantissimi gli appassionati cercatori di pepite d’oro, in grado di setacciare attentamente il territorio alla ricerca di un pezzo da collezionare o da rivendere. Ma quale è la pepita più grande mai trovata?


Per cercare di rispondere a questa domanda iniziamo con il ricordare che con il nome di “pepita” intendiamo un pezzo di oro di genesi naturale: il fatto che moltissimi cercatori si concentrino sulle rive dei fiumi non è affatto casuale, visto e considerato che le pepite si concentrano proprio nei corsi di acqua, sebbene non si possa certamente escludere di trovare un buon bottino anche nei depositi residuali, o nei filoni auriferi che si ritiene essere esauriti.

Così come altri oggetti in oro, anche le pepite sono inoltre classificate sulla base della loro purezza. E sebbene la loro purezza non raggiunga mai i 24 carati, è comunque possibile godere di pepite particolarmente importanti sotto il profilo della purezza, con oscillazione tra i 20 e i 22 carati (cioè, tra l’83 e il 92 per cento di oro). La purezza 850 di una pepita indicherà dunque la presenza di 850 parti di oro su 1.000 parti complessive. Le altre parti “non oro” possono essere costituite da argento o rame, o altri minerali.

Ma quale è la pepita più grande mai scoperta al mondo? Giunti a questo stadio della nostra illustrazione, possiamo ben ricordare come la pepita più grande del mondo sia riconducibile alla ribattezzata Welcome Stranger, rinvenuta nel 1869 a Moliagul, in Australia, dai ricercatori John Deason e Richard Oates. La pepita pesava 78,38 chili, e restituì un netto di oro di 71,04 chili. Se tuttavia per pepita intendiamo quella ancora integra, la più grande è la pepita Canaa, scoperta in Brasile più recentemente (il 13 settembre 1983) e dal peso di 60,82 chili.

Ultima curiosità: la pepita Canaa è ancora “esistente”, ma non è visibile, visto e considerato che il Museo dei valori del Banco Central do Brasil, a Brasilia, la acquistò il 20 dicembre 1984 e non è fruibile dal pubblico. Di contro, la più grande pepita visibile al pubblico è la Hand of Faith, trovata nel 1980 nei pressi di Weederburn, in Australia, e oggi esposta nell’hotel The Nugget di Las Vegas.

giovedì 29 ottobre 2015

Il prezzo pazzo dell'oro: effetti delle oscillazioni su economia reale

L'oro, da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza, ha visto il suo prezzo oscillare non poco nel corso dell'ultimo mese.



L'andamento del prezzo del metallo giallo dipende da una serie di fattori, primo tra tutti dall'andamento del dollaro: più il dollaro scende e più il prezzo dell'oro tende a salire poichè ovviamente saranno necessari meno dollari per comprare la stessa quantità di oro.
Viceversa, quando il dollaro statunitense è più forte, l'oro tende a perdere terreno in misura proporzionale. 

Ad ottobre le previsioni degli analisti che parlano di un possibile rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve hanno influito non poco sull'andamento dei mercati finanziari, indebolito il dollaro e fatto salire il prezzo dell'oro, che è arrivato a toccare i 1.170 dollari l’oncia (unità di misura che corrisponde a poco più di trentuno grammi), ovvero il punto massimo degli ultimi quattro mesi.

Ieri, l’oro è salito dello 0,88% dopo la pubblicazione della dichiarazione di politica monetaria da parte della Federal ReserveLa Fed, infatti, ieri ha mantenuto i tassi di interesse invariati a conclusione dei due giorni di vertice di politica monetaria, come previsto, ma ha sorpreso i mercati in seguito alla sua dichiarazione, secondo cui non è escluso un aumento dei tassi al prossimo vertice in programma per dicembre.

Risulta quindi evidente che le Banche Centrali, così come pure eventuali azioni e decisioni del Fondo Monetario Internazionale, influiscono non poco sull'andamento della quotazione dell'oro.

lunedì 26 ottobre 2015

Mostra dell'oro, in cinquemila al Palaffari nel weekend: si rafforzano i segnali di ripresa...

Il Palaffari di Arezzo si riempie per la mostra dell'oro autunnale e tra gli stand, pur nella prudenza generale, si rafforzano i segnali di ripresa che ormai da qualche mese hanno perso campo.

Cauto ottimismo sulla congiuntura del mercato orafo, export e non solo. La convinzione generale è che i prossimi rapporti su produzione e affari dovrebbero confermare i dati in salita del secondo trimestre. Dubai e il mercato arabo continuano a segnare il passo, pur restando il principale sbocco dell’oro aretino. Le aziende, però, si sono lanciate verso altri territori: Stati Uniti, Hong Kong, Turchia, alcuni paesi europei come la Polonia.

Quanto ad Hong Kong, altro mercato cresciuto negli ultimi sei mesi, non è solo la porta della Cina ma anche un hub mondiale dal quale l’oro raggiunge poi Giappone, Indonesia, Australia e l’estremo oriente. Ma il vero Eldorado potrebbero tornare gli Stati Uniti. Uno studio del ministero dello sviluppo economico prevede una crescita dell’export del 35% in un triennio, più o meno il 10% l’anno. Quanto basta per far sognare gli espositori del Palaffari.

Nel weekend sono circa 5000 gli ingressi al Centro Affari, un dato molto alto e che conferma l'interesse che circonda questo appuntamento.

«Piena fiducia al management di Arezzo Fiere, stanno facendo bene e devono andare avanti», è come se Enrico Rossi avesse blindato a doppia mandata i vertici del polo espositivo dopo le polemiche degli ultimi mesi. «La Regione c’è e speriamo che ci siano anche gli altri», aggiunge il governatore e ogni riferimento al comune di Arezzo è puramente voluto.

Con la fiera è partita anche l’esposizione dei pezzi più pregiati della collezione orafa destinata al futuro Museo dell’oro. Ancora non ci sono certezze, il progetto già ci sarebbe l’idea è quella del piano terra della Fraternita e i particolari sono stati messi nero su bianco con la collaborazione dell’architetto Di Sangro.

giovedì 22 ottobre 2015

Oro: probabile ritorno sopra 1.200$

Fase positiva per l’oro, nonostante sia in corso un pullback dai top di periodo. Il rinvio dei tassi negli Usa favorisce i «buy», con possibile ritorno sopra 1.200$ entro fine anno.

L’attuale fase di mercato sta premiando l’oro che, insieme ad altri metalli (come l’argento, il platino e il palladio), sta approfittando delle aspettative degli investitori relative a un nuovo rinvio della stretta sui tassi di interesse negli Usa. La FED non dovrebbe incrementare il costo del denaro prima del 2016, anche se l’ex Ceo di Pimco, Mohamed El-Erian, ha affermato che a dicembre Janet Yellen & co. potrebbero sorprendere i mercati aumentando di un quarto di punto il tasso di sconto, in quanto il mercato del lavoro negli Stati Uniti sta dimostrando di essere molto solido.

Ad ogni modo, in questa fase di mercato, l’andamento dell’oro sembra essere decorrelato a quello del dollaro statunitense, nonostante storicamente sia stata spesso evidenziata una stretta correlazione inversa. Giovedì scorso la quotazione del metallo giallo è salita sui massimi da quasi quattro mesi a 1.191,43$ l’oncia, iniziando poi un fisiologico pullback con bassa volatilità verso l’area di supporto chiave (ex resistenza) di 1.170$ l’oncia. Qui l’oro potrebbe costruire nuovamente una base, dalla quale ripartire verso obiettivi decisamente ambiziosi.

Da inizio mese l’oro è arrivato a guadagnare già il 7% circa, prima di mettere a punto il ritracciamento dai top di periodo. Gli speculatori credono che la FED non alzerà i tassi entro fine anno, per cui sono maggiormente stimolati a portare avanti transazioni long con target di breve-medio periodo anche piuttosto ambiziosi. La sensazione è che, salvo clamorose inversioni del trend dell’ultimo minuto, i prezzi possano salire fino a 1.205$, andando così ad aggiornare il livello più alto dallo scorso giugno.

lunedì 19 ottobre 2015

Ottobre 2015: come sta andando l’oro?

Negli ultimi mesi l'andamento dell’oro, bene rifugio per eccellenza, si contraddistingue per un’evoluzione altalenante delle quotazioni: una parentesi particolarmente estesa, che sembra precedere una potenziale ripresa i cui segnali, tuttavia, faticano a manifestarsi con particolare incisività. Ma come sta andando l’oro?

Qualche giorno fa l’oro era riuscito a toccare i suoi massimi da oltre 3 mesi, andando a superare quota 1.185 dollari l’oncia. Certo, ben poca cosa rispetto ai massimi di 1.900 dollari, ma pur sempre un segnale di “risveglio” da parte di un metallo prezioso che non merita, certamente, di rimanere su quotazioni evidentemente sottostimanti. 
Il picco di qualche giorno fa sembrava essere determinato da una serie di speculazioni più che altro influenzate dalle potenziali prese di posizioni espansive da parte dell’istituzione monetaria cinese, e dalla scelta della Federal Reserve di temporeggiare in merito al possibile/probabile rialzo dei tassi di interesse di riferimento. Per altri osservatori, il rimbalzo di ottobre potrebbe essere determinato da qualche ricopertura da parte di investitori di primario riferimento.

In realtà è ben noto che l’oro vive una stretta correlazione nei confronti del dollaro. E dunque non sorprende che l’oro abbia ceduto il terreno contemporaneamente al rafforzamento del dollaro, innescato dalle indicazioni positive sulle indicazioni macro. Ne è derivata la presa di beneficio sul metallo giallo dopo i massimi già citati, e nuovi dubbi e aleatorietà sul prossimo futuro.

E' possibile, quindi, che l’oro possa subire presto nuove pressioni al ribasso a causa dell’impatto determinato dal presumibile rafforzamento del dollaro non appena la Federal Reserve sceglierà di portare in aumento i suoi tassi di interesse di riferimento (evento previsto ad ottobre o, al più tardi, a dicembre, salvo clamorose sorprese attualmente non prevedibili).

venerdì 16 ottobre 2015

La rivoluzione dell'India: l'oro per stimolare l'economia...

Molto oro per nulla, in India la passione per il metallo prezioso è nota: le donne amano adornarsi di gioielli e i templi induisti ricevono preziosi ex voto. Ma non solo gli indiani fanno incetta di oro per difendersi dalla svalutazione della rupia.


Ora il governo vuole rimettere in moto l'economia incentivando la monetizzazione dell'oro. Stando alle più recenti stime del governo di Delhi, i cittadini indiani posseggono circa 20 mila tonnellate di metallo prezioso, una quantità più che doppia rispetto a quanto detenuto dalla Federal Reserve.

Per questo l'esecutivo indiano ha cercato di varare una serie di iniziative che puntano a sensibilizzare la cittadinanza sulla possibilità di utilizzare l'oro conservato nei cassetti o presso i templi per scopi che potrebbero essere macroeconomicamente più utili. Cambiare gli usi e costumi non è cosa facile.

"L'oro per noi è una cosa da indossare ma anche un investimento. Quando mia figlia si sposerà le darò i gioielli. Nella nostra società l'amore per l'oro è compulsivo" racconta questa donna.

I cittadini sono caldamente invitati a portare l'oro in banca. La quantità minima che i clienti potranno depositare negli istituti di credito è fissata in 30 grammi, in cambio dei quali il cliente riceve una cedola periodica con gli interessi. Questo darebbe un forte stimolo all'economia, ma iniziative analoghe in passato hanno fallito. La passione per l'oro è più forte del PIL.

martedì 13 ottobre 2015

L’oro schizza al massimo da agosto tra i dubbi per l’aumento dei tassi

I futures dell’oro segnano un’impennata al massimo da agosto. I dubbi sulla possibile decisione della Federal Reserve di alzare i tassi di interesse entro la fine dell’anno hanno fatto aumentare l’appeal del metallo prezioso.


L’oro ha subito un’impennata dell’1,01%, dopo i verbali del vertice di politica monetaria di settembre della Fed da cui è emerso che molti policymaker temono che i recenti sviluppi economici e finanziari globali abbiano fatto aumentare i rischi ribassisti per l’economia USA.

I verbali hanno alimentato le speculazioni che la Fed possa lasciare i tassi invariati fino al 2016 dopo il report deludente sull’occupazione USA pubblicato all’inizio del mese che ha convinto gli investitori a rinviare le aspettative sulla tempistica dell’aumento dei tassi.

Un eventuale rinvio dell’aumento dei tassi di interesse sosterrebbe l’oro, dal momento che si ridurrebbero i costi di gestione del metallo, che non offre agli investitori un ritorno assicurato.

Un dollaro debole ha dato un ulteriore supporto ai prezzi. Il biglietto verde è crollato al minimo di tre settimane per via della riduzione delle aspettative di un aumento dei tassi entro la fine dell’anno.

Negli ultimi mesi, la tempistica dell’aumento dei tassi da parte della Fed è stata un costante oggetto di discussione sui mercati.

venerdì 9 ottobre 2015

Svelato il segreto sull' oro della Bundesbank...

Pubblicata sul sito della Bundesbank una lista dei diversi depositi dove la banca conserva le sue riserve in oro, distribuite tra Francoforte, Londra, Parigi e New York.

Per la prima volta nella sua storia, la Banca centrale tedesca ha diffuso una lista di circa 2.300 pagine in cui elenca il numero dei lingotti, il numero di fusione o di inventario, il peso lordo e netto, la finezza dell'oro e il luogo di stoccaggio, venendo così incontro alle varie inquietudini sollevate nella pubblica opinione sulla consistenza reale e il luogo di stoccaggio delle riserve auree del Paese, che rappresentano due terzi delle riserve tedesche.

Dalla lista, aggiornata ogni fine anno per rispondere alle richieste di una maggiore trasparenza, emerge che la Germania possiede 3.384 tonnellate di oro a fine 2014 del valore totale di 107 miliardi di euro, collocandosi così al secondo posto a livello mondiale, per dimensione delle riserve, dietro agli Stati Uniti.

L'obiettivo è quello di immagazzinare in Germania la metà delle riserve auree nel 2020 come ha dichiarato Carl-Ludwig Thiele, consigliere della Bundesbank, in seguito alla pubblicazione on line.

E così si scopre che al 31 dicembre 2014, solo un terzo delle riserve auree del Paese (35%) erano stoccate a Francoforte, il 43% a New York, il 13% a Londra e il restante 9% a Parigi.

Con l’obiettivo di rimpatriare queste riserve auree, la Bundesbank dal 2013 ha riportato a Francoforte 374 tonnellate da Parigi e 300 tonnellate da New York, al fine di arrivare così in futuro ad avere il 50% delle riserve auree in Germania, il 37% presso la Fed e il 13% presso la Banca d'Inghilterra mentre il magazzino presso la Banca di Francia sarà chiuso.

martedì 6 ottobre 2015

Oro: prezzo dopo che la Yellen suggerisce un aumento dei tassi

Il prezzo dell’oro resta poco al di sotto del massimo di una settimana questo martedì dal momento che le probabilità di un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve quest’anno sono diminuite dopo il report sull’occupazione USA inaspettatamente debole della scorsa settimana.


Il ritardo nel rialzo dei tassi dopo la riunione della Federal Reserve aveva offerto speranze agli appassionati di speculazione sull'oro, ma la Yellen ha mantenuto le porte per un rialzo aperte per l'anno in corso, scatenando l'aumento del dollaro.

Il rafforzamento del dollaro potrebbe ostacolare gli investimenti in oro, dato che l'oro è un metallo prezioso quotato in dollari. Maggiore è il valore del biglietto verde, più costoso sarà investire in oro.La domanda della Cina potrebbe far alzare il prezzo?

Secondo i dati pubblicati dall'FMI (Fondo Monetario Internazionale), le banche centrali di Russia, Kazakistan e Bielorussia hanno incrementato le loro riserve auree. La Cina, che rappresenta circa un quarto della domanda globale di oro, è in attesa dalle esigenze stagionali del paese per accumulare e la cosa potrebbe far salire i prezzi.

Attualmente stiamo attendendo la "settimana d'oro" della Cina. La settimana è così chiamata perché la domanda di oro è in aumento fino al Festival di Capodanno dei primi di febbraio, rendendo il metallo molto più attraente. La Cina ha aumentato le sue importazioni da Hong Kong il mese scorso a causa della svalutazione della moneta della nazione e l'inventario della prima stagione di discesa dell'indice dei consumi.

venerdì 2 ottobre 2015

L’oro in calo dopo i dati USA sull’occupazione positivi...

Nelle ultime settimane sul prezzo dell’oro ha pesato l’incertezza legata alla tempistica di un inasprimento della politica monetaria da parte della banca centrale USA.


Il prezzo dell’oro è scambiato al minimo di tre settimane dopo i dati che hanno mostrato un forte incremento dell’occupazione nel settore privato USA il mese scorso, dati che hanno alimentato le aspettative di un aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.

In occasione del vertice di settembre, la Fed ha deciso di non alzare i tassi tra i timori per le prospettive di crescita dell’economia globale. Tuttavia, la Presidente della Fed Janet Yellen ha reso noto che la banca è ancora intenzionata ad alzare i tassi quest’anno.

Secondo molti economisti, infatti, la Fed comincerà ad alzare i tassi a dicembre dopo aver mantenuto invariata la politica monetaria all’inizio del mese, tra i timori per l’inflazione debole e per gli effetti sull’economia statunitense della recente volatilità sui mercati.

L’oro beneficerebbe di un rinvio dell’aumento dei tassi di interesse statunitensi, dal momento che il metallo prezioso fatica a competere con gli investimenti ad alto rendimento. I tassi di interesse alti, inoltre, sosterrebbero il dollaro, rendendo l’oro - valutato in dollari - più costoso per i titolari di altre valute.

lunedì 28 settembre 2015

L’aumento della domanda di oro in India e in Cina dovrebbe dare sostegno al prezzo dell'oro...

Nuovi dati riguardanti la Cina hanno mostrato il più forte rallentamento nella crescita economica del paese dalla crisi del 2009.

La compagnia di estrazione e lavorazione China National Group è diventata oggi il primo membro cinese del World Gold Council (l’associazione per lo sviluppo del mercato dell’oro) che annovera tutti i maggiori produttori occidentali di oro tra i quali la Barrick, Newmont, Gold Corp e altri 14 produttori principali.
"Il mercato cinese dell'oro", osserva il World Gold Council nel suo annuncio, "è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi decenni e la Cina è ora il più grande mercato per l'oro, sia in termini di domanda che di offerta".

Lo studio di consulenza Metal Focus, tuttavia, si dimostra più cauto nell’esame della domanda proveniente dalla Cina nel 2015, nel suo ultimo Precious Metals Weekly, affermando che "punti di riferimento in loco riferiscono di una perdurante debolezza per ciò che concerne la domanda di oro nel mezzo di un’economia in rallentamento, in particolare alla luce della scarsa fiducia dei consumatori a seguito del crollo del patrimonio netto".

L’India, secondo mercato al mondo per consumi, presenta delle "prospettive più rosee...anche se concentrate nel settore della gioielleria. Il segmento relativo all’investimento locale è probabile che rimanga deludente", conclude la rivista.

"La domanda totale di oro in India tra oggi e Capodanno potrebbe raggiungere il livello più alto dal 2012", Bloomberg cita Bachhraj Bamalwa dell'All India Gems & Jewellery Trade Federation, prevedendo un aumento annuale di acquisti del 15% nel quarto trimestre, che include anche le festività del Diwali.

"La domanda di oro proveniente dall’India mostra tradizionalmente dei picchi nel quarto trimestre", fa notare la banca tedesca Commerzbank, "perché la stagione delle festività è tra settembre e novembre".
"L’aumento della domanda di oro in India e in Cina dovrebbe dare sostegno al prezzo dell'oro", conclude la Commerzbank.

martedì 22 settembre 2015

Quanto oro ha accumulato realmente la Cina?

Dopo il mese di luglio la Cina, per la prima volta in 6 anni, ha rilasciato un documento che attesta la quantità di riserve d’oro della Banca Popolare cinese, la PBOC che ha evidenziato come dal 2009 esse siano aumentate di 604 tonnellate, da 1.054 a 1,658.

Ciò che risulta curioso di questo documento è che la PBOC ha dichiarato che tale aumento è avvenuto in un solo mese. Ma questa non è la sola cosa che sta mettendo in apprensione gli investitori e i finanzieri mondiali. Le stime fatte sulle riserve d’oro cinesi erano molto più alte rispetto ai dati riportati dal PBOC.

La Cina sta accumulando oro da molto tempo, con picchi di domanda altissima. Chi ha seguito personalmente queste vicende sicuramente lo ricorda bene. Oggi è la nazione che estrae la maggior quantità d’oro al mondo, eppure non esporta oro, e se lo fa si espone sempre con quote molto basse. 

Dal 2009 ad oggi la Cina ha estratto 2.000 tonnellate d’oro e pochi mesi fa Zhang Bignan, membro dell’Associazione Oro Cinese, ha esposto un dato interessante durante un convegno a Londra: le riserve minerarie d’oro cinesi superano oggi le 9.800 tonnellate.

Non viene esportato oro in Cina, ma al contrario il Paese asiatico lo importa. Dal 2010 ad oggi l’importazione cinese d’oro tramite Hong Kong ha superato le 3.300 tonnellate. Secondo David Marsh del fondo monetario OMFIF, la Cina rischierebbe di destabilizzare il mercato dell’oro globale se rivelasse un reale possedimento d’oro di 2.000 o 3.000 tonnellate. Questa notizia potrebbe in qualche modo spiazzare il mercato che regola sia l’oro che l’argento e creare alcune tensioni tra Cina e Stati Uniti, paesi che puntano entrambi su assets simili come appunto la branca dei metalli preziosi.

venerdì 18 settembre 2015

L’oro schizza al massimo di 2 settimane e mezzo dopo l’esito della Fed

Le quotazioni dell'oro volano sui mercati asiatici dopo la decisione della Federal Reserve di non alzare i tassi di interesse e di mantenerli ancora ai minimi storici.


Il metallo giallo, infatti, è salito fino a quota 1.133 dollari l'oncia per poi stabilizzarsi a 1.127 dollari l'oncia rispetto ai 1.121 dollari della vigilia. Il prezzo dell’oro segna un’impennata al massimo di due settimane recuperando l'1,8%.

A spingere la Fed a non toccare il costo del denaro sono stati gli "sviluppi dell’economia globale e dei mercati finanziari, fattori che potrebbero zavorrare l’economia e incrementare le pressioni ribassiste sui prezzi", si legge nella nota di accompagnamento alla decisione di politica monetaria. 
Nessuna sorpresa, il mercato aveva già anticipato nei giorni scorsi, dando per scontata la decisione di mantenere invariati i tassi da parte della Fed. 

I tassi restano fermi in una forchetta fra lo 0 e lo 0,25%. Secondo la Fed, l'inflazione resterà nel breve termine ai minimi e continuerà a salire gradualmente verso il 2% nel medio termine.

lunedì 14 settembre 2015

Oro: indici delle società aurifere sui minimi dal 2002, e per Fxcm la Fed potrebbe far ancora crollare il prezzo...

Molti analisti si chiedono ora qual è il target per l’oro in quanto da oltre due anni il metallo giallo continua a non trovare una precisa collocazione dal punto di vista correlativo e di asset class.

"In realtà non è un fenomeno nuovo vista la natura cangiante dell’oro: da bene rifugio destinatario di flussi di liquidità in momenti di avversione al rischio – e spesso comprato nei momenti ad alta inflazione – ad alternativa al dollaro americano - spiega Davide Marone, analista di Fxcm Italia - Quest’ultimo è stato peraltro il leit motiv che lo ha accompagnato da quando proprio il biglietto verde si è generalmente rafforzato, cioè dal luglio del 2014, momento dal quale ha seguito una dinamica di prezzo pressoché parallela a quella di un cambio valutario salvo poi ri-decorrelarsi negli ultimi cinque mesi". 

La ricerca di una traiettoria per l’oro non è semplice. Secondo Fxcm Italia le principali variabili di impatto sul prezzo del metallo giallo sono tre. La prima è l’inflazione: "Con delle aspettative di inflazione contenute in tutte le maggiori aree economiche di riferimento – dice Marone - risulta difficile pensare che il metallo giallo possa vivere rialzi legati alla sua qualità di non erosione del valore a fronte di un aumento generalizzato dei prezzi". 

La seconda variabile è la domanda. La Cina è il più grande "consumatore" del mondo di oro ma, seppur a fronte di aumenti consistenti delle riserve (+57% negli ultimi sei anni), i dati rilasciati a metà luglio si sono rivelati ben al di sotto delle aspettative, così come le importazioni dell’India che hanno registrato cali del 37% circa sull’ultimo anno. A fronte di una domanda in calo, l’offerta non può che adeguarsi, come dimostrato per esempio dall’indice azionario settoriale delle compagnie minerarie aurifere e argentifere (Philadelphia Gold and Silver Index), che ha toccato i minimi dal 2002 e che evidenzia una spirale deflazionistica che mette a repentaglio la vita di molte di esse.

Il terzo fattore è rappresentato dalla politica monetaria della Fed, la cui stretta potrebbe a sua volta alimentare la discesa della quotazione. "Il quadro che ne emerge dunque presenta di gran lunga elementi negativi per il prezzo del gold, che da un punto di vista tecnico presenta un’area di resistenza che va da 1.170 ai 1.230 dollari l’oncia, possibili destinazioni prima di nuove vendite in grado di condurci ai minimi dell’anno e a potenziali approfondimenti verso area 1.030 dollari l’oncia", è il parere di Marone. Che conclude: "Evidentemente più remota la possibilità di salite che, in ottica di investimento, potranno essere intraprese sopra 1.230 per obiettivi a 1.300 dollari".

lunedì 7 settembre 2015

Lingotti d'oro... un valido investimento!

Gli investitori che hanno deciso di investire in oro devono affrontare la questione relativa alla modalità di investimento. Oggigiorno ci sono diversi prodotti disponibili per investire in oro.



La forma originaria degli investimenti in oro è proprio quella degli investimenti nell’oro fisico. Come già sappiamo l’oro fisico può essere comprato sotto forma di gioielli, raccolte numismatiche o lingotti.

Da un punto di vista d’investimento, i lingotti sono preferibili, dato che i loro costi sono più bassi e la loro liquidità è più alta rispetto ad altre forme d’oro fisico. In altre parole, può essere venduto più facilmente e a prezzi equi.

I lingotti d’oro vengono classificati in due tipi, che dipendono da come sono stati fabbricati: se colati o coniati. 
Un lingotto d’oro viene definito in linea di massima come articolo aurifero colato quando viene prodotto direttamente dall’oro, una volta fuso. I lingotti coniati vengono normalmente ottenuti tagliando parti di lingotti versati, arrotolati con spessore uniforme.

Le incisioni sui lingotti d’oro hanno principalmente carattere funzionale e registrano il nome del suo fabbricante, laddove richiesto, della sua massa, della sua purezza aurifera e del suo numero seriale.


Il costo dei lingotti viene stabilito in primo luogo dal suo contenuto aurifero e, per questo, dipende dal prezzo dell’oro. In questo caso non c’è il valore legato al collezionismo.
In generale, più sono piccoli, e più i prezzi sono alti, dato che i costi che i distributori devono affrontare per raffinarli e coniarli sono alti.

mercoledì 2 settembre 2015

Investire sull’oro, tutti pronti per la ripartenza

Gli investimenti sull’oro, almeno per il momento, non sembrano aver reso quanto ci si aspettava uno o due anni fa. Le quotazioni del metallo prezioso, da sempre bene rifugio per eccellenza, sono infatti calate rispetto ad inizio anno. 

La soglia di 1.090 dollari l’oncia è stata infranta al ribasso, e tutto lascia presagire che presto possa esserci spazio per altri scivoloni. Che fare, allora? Lasciare i propri investimenti sull’oro e dedicarsi ad altro?
In realtà, presto i tempi dorati dell’oro potrebbero tornare. Il contesto nel quale il calo delle materie prime è stato realizzato, suggerisce infatti come i grandi investitori finanziari abbiano perseguito una strategia di differenziazione dei propri impieghi nei beni rifugio sostituendo parzialmente l’oro, nella considerazione che le banche centrali hanno offerto un pronto rifugio dalla crisi finanziaria, e che verrà cercato comunque un supporto continuo fino a quando le economie non si saranno riprese del tutto.

Dunque, non solo non sorprende vedere l’oro in dirittura di chiudere il terzo anno di fila in calo per le proprie quotazioni, ma lo stesso non deve nemmeno preoccupare. La fase negativa di breve – medio periodo non deve infatti far ritenere agli investitori meno accorti che la funzione di bene rifugio del lingotto sia defunta, anzi. Quando, probabilmente tra 2-3 anni, le politiche monetarie degli istituti centrali si saranno relativamente normalizzate, e i tassi di mercato avranno intrapreso la propria strada di crescita, tutto inizierà a tornare come prima, e l’oro potrà svolgere più adeguatamente la propria funzione di bene rifugio.

D’altronde, a ulteriore conferma di quanto sopra, basti considerare che l’oro è sì stato considerato da sempre un bene rifugio, ma mai di brevissimo periodo. L’oro è infatti asset sicuro nel lungo termine, ma mai nel breve periodo o in termini speculativi (sebbene gli investitori più giovani siano stati “viziati” dall’assistere a continui rialzi del prezzo dell’oro dal 2001 fino a una parte del 2012). Dunque, si deve investire in oro con la consapevolezza che non dovrà trattarsi di un investimento di corto raggio, ma di un impiego di lungo respiro, in una compatibile ottica di diversificazione del patrimonio finanziario.

mercoledì 5 agosto 2015

Decresce l'attività estrattiva di oro negli Usa...

L’attività di produzione/estrazione di oro fisico negli USA (il quarto Paese al mondo per attività estrattiva) è in calo negli ultimi dieci anni.



Il 2014 è stato disastroso ma, secondo i dati relativi al primo trimestre 2015, quest’anno potrebbe rivelarsi un flop ancora peggiore.

Questo calo è principalmente causato dalla bancarotta della Allied Nevada, una tra le maggiori compagnie aurifere statunitensi, ha dichiarato bancarotta e non sarà in grado di estrarre ulteriore oro fisico dalle miniere USA.

Le proiezioni geologiche estrattive ci indicano che 2014 e 2015 dovrebbero essere gli anni del picco estrattivo dell’oro: nelle prossime decadi, infatti, dovremmo assistere a un sempre più marcato calo del ritmo di estrazione, ciò significa che di oro nuovo ne avremo sempre meno.

La conclusione? Gli anni che stiamo vivendo potrebbero rappresentare l’ultima grande occasione per acquistare oro fisico da investimento a buon mercato.

Oro fisico da investimento...

La forma originaria degli investimenti auriferi è la possessione d’oro fisico. Questo aspetto è alla base per altri tipi di investimenti legati ai prodotti auriferi. L’oro fisico può essere caratterizzato secondo criteri legati al peso, alla purezza ed alla forma.


Nei Paesi occidentali il peso dei metalli preziosi e dell’oro fisico viene misurato tradizionalmente in once troy1 oncia troy equivale a circa 31,1 grammi.


La purezza dell’oro fisico può essere misurata in carati. In altri casi, le tracce d’oro vengono misurate in millesime parti. Per esempio, 999 ori stanno per prodotti che contengono il 99,9% d’oro. I prodotti auriferi che contengono 24 carati hanno una purezza del 99,9% e vengono definiti oro puro. I prodotti con 18 carati dispongono di 18 parti d’oro e di altre 6 parti provenienti da altri materiali. In tutto ci sono, dunque, 24 parti.

L’oro fisico che rispecchia determinati criteri, per esempio in termini di purezza, può essere definito come oro d’investimento. Tale classificazione può impattare sulle tassazioni. Nell’Unione Europea, l’oro d’investimento sototo forma di monete deve avere un tasso di purezza pari almeno a 900, ovvero al 90%, mentre invece l’oro d’investimento sotto forma di lingotti richiede almeno un tasso di purezza di 995, ovvero del 99,5%.

Gli investitori possono acquistare oro fisico direttamente oppure possono comprare titoli garantiti con oro. L’oro fisico può essere acquisito sotto forma di gioielli, monete d’oro, parti d’oro ornamentali oppure investimenti auriferi. Nel caso delle prime due categorie sopraelencate, il prezzo dei prodotti non dipende solo dal contenuto in oro, ma anche da altri fattori, quali per esempio rarità, dispendi legati alla produzione e valore estetico.

Per gli investitori tipici, i lingotti d’oro o l’oro sotto forma d’investimento dovrebbero essere la prima scelta nel caso in cui pianificassero di intraprendere un investimento finanziario in oro. Infatti, il prezzo dei lingotti è più vicino al prezzo del contenuto aurifero e gli investitori non devono preoccuparsi circa il valore estetico o di collezione. I tariffari dei lingotti e quelli riguardanti la purezza aurifera nel mercato mondiale vengono pubblicati, e sono utili al fine di calcolarne il valore. Oltretutto, il mercato dei lingotti è molto liquido. Questo significa che si possono comprare e vendere possedimenti auriferi a prezzi vicini a quelli di mercato.

Investire in oro conviene?

Abbiamo discusso più di una volta del perché il bene di rifugio numero uno degli investitori, l'Oro, stia scendendo e non abbia più appeal viste le turbolenze attuali.

Mentre la maggior parte dell'incertezza che circonda la Grecia, e tutta la zona Euro, sembrano volgere al termine, l'oro è sceso ad un minimo di cinque anni il 20 luglio. Ci sono diversi fattori responsabili di questo forte calo. I prezzi dell'oro, infatti, sono influenzati da una serie di variabili, quali: inflazione negli Stati Uniti, dollaro Americano, domanda d'oro cinese, riserve auree cinesi. 

Dobbiamo anche considerare l'impatto dei dati macro sui prezzi in dollari sull'Oro. Queste sono le considerazioni più importanti, la Fed deve decidere la tempistica degli aumenti dei tassi di interesse e cosa più importante il progresso della domanda e della riserva aurea cinese, gli importatori numero uno al mondo.
Se è record per il prezzo più basso registrato dell'oro (-43% rispetto al 2011) , ancora più bassi sono i prezzi dei titoli auriferi, che in qualche caso sono scesi quasi il doppio rispetto a quelli dell'oro.

In una situazione in cui il prezzo dell'oro ha toccato il minimo storico e il prezzo dei titoli auriferi è diminuito, conviene investire risparmi nell'oro?

Secondo gli analisti di Bloomberg, è l'ora di comprare l'oro proprio in virtù di questi prezzi molto bassi. 
L'oro può rivelarsi l'investimento giusto, in un periodo storico in cui passata l'incertezza della Grecia (e quindi dell'intera Europa) i mercati finanziari potrebbero iniziare a preoccuparsi delle Banche cinesi.

Il calo dei prezzi, infatti, dovrebbe stimolare la domanda da parte della clientela privata. Soprattutto quella di India e Cina che, insieme, rappresentano la metà del consumo mondiale di oro. “I prossimi mesi saranno importanti per il mercato aurifero. L’11 novembre ci sarà il Diwali (la Festa delle luci in India, Ndr). Poi arriverà il Capodanno cinese. Sono due eventi che di solito fanno impennare gli acquisti di oggetti preziosi da regalare”, spiega uno studio di Frank Holmes, responsabile degli investimenti di US Global Investors. “Non a caso tutti gli anni, a partire da settembre, si registra un’ascesa dei prezzi dell’oro”.

Aperta una finestra storica per l'acquisto di oro fisico

Nell'ultimo periodo le quotazioni dell' oro sono state in netto calo: il metallo giallo si è arenato sui minimi da circa 10 anni; l’attività speculativa ribassista al Comex di New York ha registrato picchi che non si vedevano da anni.


La Commodity Futures Trading Commission, l’ente che regola l’attività dei mercati a termine in USA, rilascia settimanalmente un rapporto denominato “Commitment of Traders”. Si tratta di un rapporto che mostra le posizioni contrattuali principali che stanno prendendo 20 o più operatori principali (speculatori ed “hedgers”) sul mercato a termine delle materie prime.

Alla data del 07/07/2015 gli operatori dei mercati a termine hanno aperto ben 108.411 contratti per vendita a termine di oro fisico (short positions); le posizioni “corte”, cioè quelle di vendita, erano ben il 48% di tutti i contratti a termine aperti.

Per fare un confronto: il 6 settembre 2011, mentre le quotazioni dell’oro giungevano quasi ai massimi storici ($1.895,00), i contratti speculativi in vendita a termine erano solo 4.980 (il 2,4% di tutti i contratti aperti) contro 202.824 contratti speculativi in acquisto a termine.

E' una situazione che, razionalmente e a livello logico, appare inspiegabile. Mentre si sgonfia la bolla speculativa azionaria in Cina, il Governo Greco accetta ulteriori misure di austerity che provocheranno un inasprimento della recessione e l’esplosione del debito pubblico, privato e con l’estero, Ucraina, Argentina, Venezuela, PortoRico sono sull’orlo del default o dell’iperinflazione, l’incertezza geopolitica (Ucraina e Russia, Siria, Egitto, Tunisia, Libia, Yemen, Turchia, ...) è alle stelle e gli speculatori puntano su un ribasso delle quotazioni di oro.

Per quale motivo le banche e gli speculatori che dominano il mercato al Comex, hanno assunto, in questo momento storico, un numero così elevato di contratti di vendita a termine di oro fisico?

lunedì 3 agosto 2015

Quando i conti non tornano: il mistero dell'oro mancante cinese...

La tempesta perfetta sembra essersi abbattuta sul settore delle commodities, preannunciata da tuoni tipicamente estivi che, per alcune delle materie prime duravano però da tempo.


L’oro, ormai in calo da tempo, all’interno del variegato mondo delle altre commodities il cui superciclo, vero o presunto che fosse, si è arenato sui minimi da circa 10 anni. A spaventare sono stati i dati arrivati dalla Cina ovvero quelle riserve auree al di sotto di quasi la metà rispetto a quanto ci si attendeva da una superpotenza mondiale che ha fama di voler investire nel metallo giallo. Le 1.658 tonnellate di oro di Pechino, contro le circa 3000 attese, però, suonano ancora un po’ strane, ancora di più se si pensa che guardando alla classifica delle riserve aurifere dei vari paesi, Pechino sta dietro Roma. E non tanto per i numeri che sono troppo inferiori rispetto alle attese (cosa già di per sè sospetta) bensì per le modalità che le hanno create. 

Il segretario generale della Associazione dell’Oro Cinese, Zhang Bignan, ha recentemente dichiarato riserve auree per circa 9.800 tonnellate. Eppure le esportazioni sono al minimo.

Diverse sono le spiegazioni plausibili, che vanno dal possesso di oro in mano ai privati fino a quello custodito nelle varie banche cinesi. Pechino, per tradizione, ha un complesso sistema di credito e tra le varie istituzioni sono da annoverare le banche statali cinesi come la Banca Cinese per l’Agricoltura, quella per le Costruzioni, per lo Sviluppo e per l’Industria, solo per citare le più importanti all’interno di un sistema burocratico altrettanto complesso ed elefantiaco.

Senza contare il Fondo cinese che si occupa del commercio estero. Insomma la presenza “ufficiale” dell’oro sul territorio del Celeste Impero potrebbe essere molto più ampia di quanto dichiarato e per più di un motivo: l’oro all’interno dei confini nazionali può sempre essere un’ottima assicurazione in caso di mercati volatili come quelli attuali e ancora di più se disponibili immediatamente. 


Inoltre non c’è da dimenticare che la Cina ha da tempo creato la Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture (AIIB) il cui scopo principale potrebbe essere quello di fare diretta concorrenza alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale, di fatto in mano agli Usa i quali, nell’organizzazione di Christine Lagarde, hanno un potere decisionale pari al 16% del peso tra le nazioni. 

Non solo, ma una prospettiva creata dall’AIIB sarebbe quella di puntare i fari sull’Asia ma anche sui paesi emergenti in generale. In questo caso una riserva aurea per potenziarne il peso in ambito internazionale fa sempre comodo.

martedì 28 luglio 2015

Perché l'oro si trova sulla soglia di un nuovo mercato toro...

L'attuale ipotesi di un imminente innalzamento dei tassi negli Stati Uniti, non ha aiutato la causa dell'oro. E anche l'annuncio delle riserve auree cinesi ha pesato sul sentimento, aumentate molto meno del previsto.

Come ha riportato MarketWatch.com: "Per la prima volta in sei anni la Cina ha diffuso i dati sulle proprie riserve auree, ma gli investitori dicono che l'ammontare dell'inventario reale resta ancora un mistero.

La Banca Popolare Cinese ha pubblicato le cifre relative alle sue riserve d'oro per la prima volta sin dal 2009. Le sue riserve auree ufficiali ammontavano a 53.3 milioni d'oncie, o 1,658 tonnellate, nel mese di giugno. L'ultima volta che la Cina ha segnalato le cifre ufficiali è stato nell'aprile del 2009. Allora la cifra era pari a 1,054 tonnellate, secondo Ross Norman, CEO di Sharps Pixley. L'ultimo totale è circa la metà di quello che il mercato pensava che fosse. Queste non sono questioni importanti. Ma sono state sufficienti per mandare in pezzi il supporto, cosa che ha generato maggiori vendite. Sul tema delle riserve auree della Cina, il cosiddetto numero "inferiore alle previsioni" non ha sorpreso gli osservatori più esperti, come il nostro Jim Rickards, direttore di Strategic Intelligence.

Già a maggio di quest'anno, Jim ha scritto un saggio in cui ha discusso della Cina e delle sue riserve auree. Ha detto che la Cina vuole entrare "nel club" e per farlo deve giocare secondo le regole. Le regole del gioco dicono che c'è bisogno di un sacco d'oro per giocare, ma non bisogna magnificarlo o discuterne pubblicamente. Soprattutto non si deve trattare l'oro come denaro, anche se l'oro lo è sempre stato.

I membri del club mantengono il loro oro a portata di mano per ogni evenienza, ma per il resto, lo disprezzano pubblicamente e fanno finta che non abbia alcun ruolo nel sistema monetario internazionale. La Cina sarà chiamata a fare lo stesso. È importante notare che la Cina non agirà nel miglior interesse degli investitori nell'oro; agirà nel suo miglior interesse".

È decisamente ironico che il deludente annuncio di cui è stata protagonista la Cina, potrebbe essere il catalizzatore che spedirà l'oro sempre più in basso. Ma il mercato opera in modo misterioso.

venerdì 24 luglio 2015

L'oro è...denaro!

"Conosco solo due uomini in grado di comprendere il vero valore dell'oro — un impiegato nel seminterrato della Banque de Paris e uno dei direttori della Banca d'Inghilterra. Purtroppo, non sono d'accordo." - Lord Nathan Rothschild

"Il denaro è l'oro, e nient'altro." - J.P. Morgan

"Nessuno capisce davvero il prezzo dell'oro, e neanch'io lo capisco appieno." - Ben Bernanke



Queste citazioni riassumono le perenni titubanze che assillano gli investitori quando devono decidere quale ruolo debba svolgere l'oro nei loro portfoli. Pochi capiscono come valutare l'oro e ancora meno capiscono che l'oro non è davvero un investimento, ma è denaro. Se si vuole un portfolio volto a conservare la ricchezza, il denaro è un buon punto di partenza.

Dire che l'oro non è un investimento può sembrare strano. Per illustrare questo punto, tirate fuori dai vostri portafogli una banconota da un dollaro. Considerate quel dollaro come "denaro", ma non lo considerate come un investimento.

Un investimento ha qualche elemento di rischio e di solito ha un certo rendimento sotto forma d'interessi, dividendi o rendite. Il denaro può essere trasformato in un investimento e utilizzato per comprare azioni, obbligazioni o immobili. Ma come biglietto da un dollaro, è solamente denaro; non ha rendimenti e sarà ancora un dollaro domani o l'anno prossimo.

L'oro è lo stesso. Non ha rendimento. Un'oncia d'oro oggi sarà un'oncia d'oro il prossimo anno e l'anno dopo. Non si trasformerà misteriosamente in due once. Non si arrugginisce, e non cambia forma né colore. È solo oro. Eppure è denaro.

E' vero che il valore dell'oro può cambiare se misurato in dollari. È anche vero che il valore di un dollaro può cambiare quando misurato in euro o once d'oro. Ma questi cambiamenti nel valore relativo non trasformano queste unità monetarie in investimenti; riflettono semplicemente la domanda e l'offerta per diverse forme di denaro.

Che l'oro sia denaro è un fatto che di solito viene ignorato dagli investitori. L'oro viene spesso tradato come un investimento, e si dice che vada "su" o "giù" in dollari così come lo si dice per le azioni. L'oro viene anche tradato come una merce; infatti la sede primaria dei trading per i contratti cartacei dell'oro è il Commodity Exchange, o COMEX.

In tale contesto, l'oro sale in termini di dollari durante i periodi d'inflazione e scende in termini di dollari durante i periodi di deflazione, proprio come altre materie prime, tra cui il petrolio e il rame.

lunedì 20 luglio 2015

Nonostante le difficoltà internazionali, le quotazioni oro non riescono a esplodere: quali sono le ragioni?

Gli investitori avrebbero scommesso tanto sull’incremento delle quotazioni dell’oro in relazione alla crisi della Grecia e della borsa cinese: una situazione duplice che avrebbe dovuto far volare le quotazioni dell’oro, e che invece non hanno prodotto i risultati attesi sul metallo prezioso.

Il bene rifugio per eccellenza, infatti, non ha quasi reagito alle avversità degli ultimi giorni, stazionando sui minimi dell’anno a quota 1.160 dollari per oncia. Ma per quali motivi l’andamento delle quotazioni dell’oro non sembra essere sufficientemente premiante?

Uno dei principali fattori che ha tenuto al ribasso le quotazioni dell’oro è stato certamente rappresentato dall’attesa di un rialzo dei tassi di interesse di riferimento nel mercato Usa, e dal rafforzamento del dollaro, che è storicamente correlato (inversamente) al metallo giallo. La crisi ha dunque spinto gli investitori ad acquistare il biglietto verde, che non a caso si è rafforzato fino a scendere sotto quota 1,10 contro l’euro e i Treasury, e questa sembra essere diventata l’asset class rifugio preferita in questa fase di tensione dei mercati.

Gli esperti, in un’ottica di piena diversificazione, consigliano sempre di tenere una piccola quota del proprio portafoglio in oro, anche se fino ad oggi l’esito è stato deludente.

Per quanto concerne il futuro a breve e brevissimo termine, gli analisti non prevedono grandi scossoni, mentre Barclays punta a un prezzo di 1.150 dollari per il terzo trimestre. Il driver per la ripresa delle quotazioni in oro potrebbe dunque essere rappresentato dai dati in arrivo sul consumo di metallo giallo per gioielleria, soprattutto in Cina e in India, i due mercati che trainano tale business, con la Cina che è in particolar modo divenuta il primo consumatore mondiale.

Occhi aperti dunque sull’andamento delle Borse internazionali e, in particolar modo, sul listino di Shanghai, che potrebbe far temere qualche contraccolpo sugli acquisti. Dopo il – 25% registrato dalla domanda cinese nel 2014, il primo trimestre ha fatto segnare un progresso di poco superiore all’1% negli acquisti di oro per gioielleria e questo trend dovrebbe proseguire anche per il resto dell’anno. Per metà agosto si attendono inoltre i dati indiani relativi ai consumi nel secondo trimestre.