giovedì 4 giugno 2015

La nuova via della seta sarà lastricata di oro

Nel settembre del 2014 il governatore della banca centrale cinese (PBOC) affermava: «Il mercato dell’oro è parte importante e integrale del mercato finanziario cinese. Oggi siamo il più grande produttore, importatore e consumatore nel mondo. La PBOC continuerà a sostenerne il mercato» (Shangai News, 2014-09-19).


Il gold standard cinese, in sostanza, già esiste: la popolazione da anni è stata incentivata a comprare oro. In altre parole la Cina si è garantita contro il collasso del sistema monetario occidentale, un sistema senza fondamento perché basato su credito inesigibile.

Nel 2009 la Cina annunciava 1059 tonnellate di riserve auree e da allora, come da tradizione, si è imposta un silenzio ufficiale. La maggior parte degli osservatori stima oggi il livello delle sue riserve in 5000 tonnellate. Ma qualche analista ritiene che oscillino tra 20.000 e 25.000 tonnellate. 
L’obiettivo della Cina, comunque, è di arrivare a 30.000 tonnellate. Qual è il significato di questa cifra? Ipotizzando un prezzo di $4700 ad oncia (contro i $1200 attuali), il valore di tale disponibilità in oro coprirebbe l’intero valore delle attuali riserve valutarie cinesi (crediti) di $4 trilioni. 

Nel caso questa «ricchezza digitale» occidentale collassasse, la Cina incasserebbe il premio di assicurazione. Già, ma in che modo l’oro raggiungerà questo ipotetico prezzo? 

Semplice: per la Cina basterà annunciare il possesso di sole 10.000 tonnellate (che nessun singolo paese detiene) che il mercato si sveglierà di colpo e comincerà la corsa sfrenata sia allo yuan che all’oro. E siccome l’oro non si crea al computer, la domanda a fronte di un’offerta limitata, lo spingerà a valori stellari. Questo, in sintesi, il piano B della Cina: con il dollaro sul viale del tramonto e l’euro in disarmo, la Nuova via della seta sarà finanziata in yuan.

Nessun commento:

Posta un commento