mercoledì 18 febbraio 2015

Tutti i "perché" dell'oro. Fattori, parametri e...l'incognita X

L’oro è affascinante, l’oro è prezioso, l’oro è comune, almeno per quanto riguarda la tonalità.
L’oro è l’oro, per la gloria passata che lo accompagna, per la storia che l’ha portato ai giorni nostri e per la fiducia che in esso hanno riposto imperatori, re e alte cariche.
Ad oggi l’oro è ancora lo stesso per il quale nel passato si è combattuto?


No, oggi l’oro è molto di più: oltre ad essere un bene rifugio ed una riserva di valore, l’oro è diventato un asset di investimento, un parametro finanziario ed un indice macroeconomico di produttività.
I parametri che vanno a definire l’oro e che influiscono su di esso sono molti, ma in particolare vi sono alcune categorie che lo muovono: il dollaro, i tassi d’interesse, l’inflazione, la paura, la domanda fisica e l’incognita X.

Capire il perché dei primi tre punti citati è immediato. Il dollaro è tendenzialmente inversamente correlato al metallo prezioso, quotato a sua volta in dollari. Un rafforzamento del biglietto verde (storicamente riserva valutaria), dunque, tende a rendere meno conveniente l’acquisto d’oro, e vice versa. L’uso del termine “tendenzialmente” deriva da particolari situazioni del mercato, in cui per entrambe le grandezze (dollaro ed oro) si sono avuti momenti di particolare fioritura del mercato a rialzo o di pari depressione sistemica.


In secondo luogo, sopraggiungono tassi di interesse ed inflazione (e, in generale, azioni di politica monetaria). In concomitanza di un intervento dell’organo centrale volto alla facilitazione economica, l’optare per un basso livello di tassi di interesse implica un minor ottenimento in termini di rendimenti dagli assets finanizari, il che porta ad avvicinarsi a beni quali l’oro che, pur non corrispondendo un rendimento nel tempo, garantisce la propria rivalutazione in qualità di bene scarso. Se ci si riferisce all’inflazione, poi, un incremento del valore di questa determina, a parità di condizioni, un abbassamento del potere d’acquisto delle monete e, dunque, una ricerca nell’investire in beni atti a conservare inalterato il proprio valore.

L’oro, come si sa, pur passibile di deprezzamento, non è soggetto a svalutazione.

La paura è una carta fondamentale dell’investimento aureo, perché al crescere della rischiosità sistemica e geopolitica, spinge a ricercare protezione in assets sicuri. Guerre, scontri diplomatici, instabilità economica e crisi finanziarie sono tra i principali artefici di un ritorno alla richiesta d’investimento aurea.

Infine, le ultime due variabili: la domanda fisica e l’incognita X. E se da una parte c’è il fisico, la X è facile intendere a cosa si riferisca.
L’incremento della domanda, per qualsiasi bene, determina il rafforzamento del prezzo, sostenuto da una richiesta crescente. Di rimando, un abbassamento dell’offerta, per questione legate all’economia di base, sortisce a parità di condizioni il medesimo effetto.

Il bene fisico in sé, inoltre, dipende dalle condizioni effettive del mercato fisico sulla piazza, tra cui: la disponibilità di lingotti e monete da investimento, l’attività mineraria, le condizioni estrattive, la quantità di oro riciclato presente sul mercato. L’insieme di queste voci va a formare il mercato dell’offerta di oro fisico, che oltre ai piccoli investitori retail, riguarda per lo più grandi investitori istituzionali e Banche centrali mondiali, i cui interventi hanno il potere di smuovere in maniera rilevante i quantitativi d’oro circolante.

Ed infine la X. Qualcuno la chiama speculazione, qualcuno manipolazione, qualcuno mani forti, qualcuno solamente oro “cartaceo”. In generale, comunque, riguarda la categoria degli strumenti derivati sull’oro (che dell’oro hanno solo la forma, non certo la sostanza…).

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